Ecco i “Campioni nella Memoria“. Gli atleti nei campi di concentramento

La mostra dedicata a sportivi di diverse nazionalità vittime della furia nazifascista .

Ecco i “Campioni nella Memoria“. Gli atleti nei campi di concentramento

"Se comprendere è impossibile conoscere è necessario". Sono le parole di Primo Levi, che introducono la mostra fotografica “Campioni nella memoria. Storie di atleti deportati nei campi di concentramento“, inaugurata ieri e visibile fino al 3 febbraio

alla Pubblica Assistenza di Tavarnuzze, alle porte di Firenze.

"Non è una mostra dove potremo vedere le atrocità procurate

a una popolazione inerme e anonima - spiegano gli organizzatori -, ma un’esposizione dedicata a atleti di varie nazionalità e discipline sportive deportati nei vari Campi di Concentramento dalla furia nazi-fascista. Erano giovani il cui scopo era quello di fare dello sport la loro passione e magari la loro professione, erano giovani con la voglia di vivere, di misurarsi con altri, non con la forza della sopraffazione ma con la loro abilità e preparazione atletica".

La curatrice della mostra Barbara Trevisan racconta che l’idea è nata da un articolo dell’inserto “Sportweek” della Gazzetta dello Sport del 21 gennaio 2012, intitolato “In memoria delle atlete cancellate”. La giornalista, Jane Santoro, riportava le storie di atlete tedesche ebree che, alla fine degli anni trenta, avevano messo a segno record nazionali e mondiali e per questo nella loro patria, la Germania, erano conosciute e amate.

"Per anni, però, di questi primati negli annali sportivi tedeschi non c’è stato nessun riferimento – spiega Barbara Trevisan –, erano come scomparsi, ma la mostra intitolata “I record dimenticati”, allestita all’Haus des Sports di Berlino, (mostra approdata anche a Londra per le Olimpiadi del 2012) ha reso giustizia a queste atlete, che hanno visto compromesse dalla follia del nazionalsocialismo non solamente la loro carriera sportiva, ma anche la loro vita. Da qui lo stimolo e il desiderio di andare a ricercare storie di atleti, non solo ebrei, che non essendosi voluti allineare alle ideologie naziste e fasciste hanno dovuto subire la deportazione nei campi di concentramento. Lo scopo di questa mostra è osservare la più grande tragedia del XX secolo, anche dal punto di vista sportivo, rendendo onore e gloria a tutti quegli uomini e donne che nella loro vita hanno incarnato gli ideali sportivi e, con le loro scelte, hanno difeso i principi di libertà, di uguaglianza e di tolleranza".