
Volontari al lavoro dopo le esondazioni
Firenze, 18 maggio 2025 – È ancora viva in tutti noi l’immagine dei nuovi angeli del fango, le centinaia di ragazze e ragazzi accorsi in maniera spontanea a dare una mano dopo le recenti devastanti alluvioni, in Toscana come in Emilia Romagna. Giovani e giovanissimi scesi in campo senza che ci fosse bisogno di nessun appello, arrivati lì dove c’era necessità di aiutare con stivali di gomma e pale a lavorare a fianco di chi aveva avuto la casa invasa dall’acqua. Come spiegare allora l’esistenza di questa meglio gioventù con la progressiva perdita di volontari giovani nell’associazionismo strutturato? Ricerche e sondaggi usciti negli ultimi anni dimostrano che le nuove generazioni non hanno smarrito la spinta a impegnarsi e a rendersi utili per gli altri ma vogliono farlo diversamente, con modalità occasionali, per provare esperienze diverse dalla loro quotidianità. Un’analisi del cambiamento compiuta da Vanessa Pallucchi (portavoce del Forum Terzo Settore) parla di “un’energia per sentirsi parte di qualcosa, che con difficoltà trova altri sbocchi al di là degli enti tradizionali del terzo settore”. Quali soluzioni possibili? “Offrire – propone Pallucchi – anche a chi non ne fa parte o è restio a farlo, l’opportunità di una cornice in cui vivere e approfondire la solidarietà, la socialità, anche mettendo in discussione e rinnovando le modalità di reclutamento finora attuate”. Perché se questa spinta che è concreta nei più giovani va accolta, è necessario darle una risposta. Ma come? Appare chiaro che è necessario adeguare le modalità di promozione del volontariato con forme di reclutamento adeguate ai nuovi tempi, al nuovo sentire dei ragazzi perché quel volontariato definito ora fuido trovi maggiore stabilità e continuità. E allora da dove cominciare? Forse proprio dalla scuola perché anche far conoscere il terzo settore e l’impegno di tante associazioni è educazione civica, parte di una cittadinanza davvero attiva. Come quella degli angeli del fango.