PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Un atto d’amore. Dona rene al marito che evita la dialisi

Il trapianto eseguito al policlinico Santa Maria alle Scotte

Michele Salvatori e Angelica Bernardoni

Michele Salvatori e Angelica Bernardoni

Dona un rene al marito e gli evita la dialisi. "Abbiamo coronato il nostro sogno", dice la coppia, sposati dal 1992, che ha seguito il percorso alla Nefrologia di Grosseto e poi al centro di riferimento di Area vasta all’ospedale Le Scotte di Siena. Ora sono a casa e stanno seguendo le terapie post operatorie Angelica Bernardoni e Michele Salvatori, entrambi infermieri della Asl Toscana Sud Est. "Siamo cresciuti insieme – racconta Angelica –, eravamo consapevoli che questo momento sarebbe arrivato. Quando la situazione si è aggravata, la scorsa primavera, ho pensato che se avessi potuto gli avrei donato uno dei miei reni per evitare il ricorso alle terapie".

"A marzo – racconta Michele – a seguito del peggioramento delle mie condizioni ho iniziato il percorso per il trapianto, nel giro di qualche mese avrei dovuto iniziare la dialisi". Poi all’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, riferimento per l’area vasta sud-est per il trapianto dei reni con il Centro, diretto dal professor Guido Garosi, attivo dal 2000, è stata accertata la compatibilità di rene fra moglie e marito. "Il Centro trapianti di rene dell’Aou Senese – afferma Garosi – è estremamente felice ogni volta che può realizzare un trapianto da donatore vivente: questa modalità rappresenta quanto di meglio esista nell’àmbito del trattamento della malattia renale cronica avanzata". Il prelievo è stato eseguito dal professor Sergio Serni dell’Aou Careggi di Firenze con tecnica mininvasiva robotica, mentre il trapianto dell’organo è stato realizzato dal professor Vincenzo Li Marzi dell’Aou Senese, coadiuvato dalla dottoressa Vanessa Borgogni. Entrambi gli interventi sono riusciti perfettamente e i coniugi sono ora a casa in via di recupero, in attesa di rientrare al lavoro. "La donazione di un rene è un atto di generosità che migliora in modo significativo la vita dei pazienti con insufficienza d’organo", sottolinea il professor Li Marzi.