MICHELA BERTI
Cronaca

L’agorà di Raffaele Ascheri: "Ora tutti hanno spazio. Un tempo non era così"

Il presidente della Biblioteca Comunale fa il bilancio di un anno di attività "Senza compenso. Lo dico con amarezza, certi ruoli andrebbero riconosciuti".

Raffaele Ascheri

Raffaele Ascheri

"La sala storica della Biblioteca comunale è diventata una piccola agorà della cultura senese. Ce n’era un grande bisogno. Questo luogo si è aperto alla città, penso al prof Giovanni Buccianti che non era mai stato invitato a parlare". Lo dice con una punta di orgoglio Raffaele Ascheri nominato presidente della Biblioteca Comunale dall’ex sindaco De Mossi e confermato dal sindaco Fabio. "Non c’è stato mai nessun ostracismo né politico né personale. Quando io facevo giornalismo d’inchiesta dovevo pagare la sala dei mutilati per presentare i miei libri. Se oggi ci fosse una persona che fa quello che facevo io, non avrei nessun problema ad ospitarlo in Biblioteca".

Presidente la "sua" Biblioteca Comunale è aperta a tutti, lo ribadisce con orgoglio...

"Certo e devo dire che c’è stato un miglioramento in città, mi pare che ci sia libertà di opinione e di pensiero che, devo dire e l’ho provato sulla mia pelle, in passato non c’era. E’ un merito oggettivo di questo contesto. In generale le querele fioccano meno di un tempo. C’è una giunta di centrodestra ma non mi pare che qualcuno di sinistra abbia subito discriminazioni. Non è impedita la parola a nessuno, come avveniva in passato".

Lei è un osservatore privilegiato di questa città. Cosa vede?

"Vedo che molti senesi non conoscono la storia della loro città. In molti si riempiono la bocca della senesità ma quando si va a scavare non sanno niente di Montaperti e del Governo dei Nove. C’è tanta superficialità. Questo non va bene in nessuna città ma soprattutto a Siena".

Quanto ha influito suo padre Mario nella sua formazione?

"Mi ha aiutato molto perché io sono cresciuto in mezzo a pile di libri. Inevitabilmente la storia di Siena è parte della mia vita. Mio padre ha capito come appassionarmi senza essere pedante. Avesse avuto un altro atteggiamento magari avrei reagito diversamente. Lui dice sempre ’La Siena della decadenza’...".

Frase malinconica per descrivere la sua città. Perché?

"La storia non è maestra di vita ma insegna a capire meglio il presente".

Cosa vorrebbe dire ai senesi?

"Che bisogna evitare quello che è un pericolo serio: passare dalla monocoltura bancaria alla monocoltura del turismo di un certo tipo. Siena a fine anni ’70 si svuotò perché nascevano le periferie e molti affittarono le loro case in centro agli studenti e andarono a vivere in periferie senza anima e lo facevano per soldi. Così il centro storico ha cambiato faccia ma se affitti agli studenti sai anche che c’è una percentuale che resta qui. Anche mio padre è venuto qui dalla Liguria… Non voglio colpevolizzare nessuno perché ognuno deve fare cosa vuole ma se viviamo solo di affitti brevi il tessuto del centro storico è a rischio a partire dai negozi di prossimità".

Senta presidente ci sono novità sul fronte del compenso?

"No. Alla fine del primo mandato avevo posto il problema della remunerazione del presidente. Secondo me l’attività culturale dovrebbe essere retribuita e nel caso della Biblioteca lo è stato fino ad un certo periodo. Poi niente. Quest’anno, tra l’altro, non ho più la collaborazione con la Fortezza dove è vero che organizzavo gli eventi come privato ma Propositivo ha relazione con il Comune. L’ho fatto presente al sindaco, senza riscontro e questa cosa mi ha molto amareggiato. E’ un impoverimento per la città. Si tende a privilegiare il grande evento invece di puntare sulla continuità dell’offerta. Poi, quando ho letto 70mila euro per coprire il manto erboso dello stadio proprio nei giorni in cui mi veniva detto che non c’erano risorse, ho avuto tanta amarezza. Secondo me bisogna puntare a fidelizzare le persone, il grande evento è l’eccezione e non la regola".