PAOLA TOMASSONI
Cronaca

La genetica del long Covid, malattia ‘scritta’ nel dna

Studio internazionale, che coinvolge Università e Scotte, identifica una variante nel genoma associata al rischio di sviluppare la sindrome

Studio sui dati genetici di 6.450 pazienti con long Covid e oltre un milione senza

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Siena, 7 giugno 2025 – Uno studio genetico internazionale, pubblicato sulla rivista Nature Genetics, ha identificato varianti genetiche associate al rischio di sviluppare il ’long Covid’. Ed è la professoressa Alessandra Renieri, docente dell’Università di Siena e direttrice di Genetica medica alle Scotte, a guidare il consorzio – denominato GEN-COVID – formato da più di 40 ospedali italiani coinvolti. 

Lo studio ha per la prima volta identificato nuove varianti genetiche associate al rischio di sviluppare la sindrome, nota per provocare stanchezza cronica, difficoltà cognitive e respiratorie, dolore muscolare. L’Italia ha contribuito con studiosi dell’Università degli Studi di Milano, dell’Università di Siena, e dell’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr, grazie alla partecipazione agli studi di Fondazione Covid-19 Genomic e consorzio Gen-Covid: un’eccezionale collaborazione scientifica a livello globale che ha coinvolto 24 istituti di ricerca e ospedali internazionali, in 16 Paesi in tutto il mondo.

Lo studio di associazione sull’intero genoma (GWAS), che ha analizzato i dati genetici di 6.450 pazienti con ’long Covid’ e oltre un milione di individui senza questa sintomatologia, come controlli, ha individuato un locus genetico, ovvero uno specifico punto nel genoma, sul cromosoma 6, in prossimità del gene FOXP4, già noto in letteratura per il suo ruolo nelle infezioni respiratorie e nella risposta immunitaria. Questo risultato è stato validato su altri 9.500 pazienti e oltre 700mila controlli. Questo locus risulta essere positivamente associato alla predisposizione a sviluppare sintomi caratteristici del long Covid, con un rischio di sviluppare tale patologia aumentato di quasi il 60% nei soggetti che hanno nel proprio Dna la variante genetica identificata nello studio. “La ricerca fornisce un’evidenza concreta di come la genetica individuale possa influenzare la suscettibilità al long Covid – si legge nel comunicato –. Questo permetterà di identificare le persone a rischio, ma non solo, sarà anche utile per migliorare la pratica clinica nella cura di questa sintomatologia”.

Il long Covid rappresenta una sfida crescente per i sistemi sanitari. Secondo l’OMS, circa il 10-20% delle persone infette da Covid-19 sviluppa sintomi a lungo termine. Finora le cause alla base della condizione erano in gran parte sconosciute; questa ricerca fornisce un primo significativo passo avanti verso la comprensione e il trattamento del fenomeno. Studi genetici di questo tipo sono fondamentali per identificare fattori di rischio individuale ad alcune patologie complesse e per comprenderne i meccanismi molecolari che ne stanno alla base.

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