
Katherine Alvarez Vasquez, mamma della piccola Kata
Firenze, 7 giugno 2025 – La procura ha solo una certezza: e cioè che chi ha portato via la piccola Kata dall’hotel Astor occupato ha utilizzato un’uscita alternativa, non ripresa dalle telecamere, che sfocia sul retro dell’immobile, in via Monteverdi. “Ma solo chi conosceva bene l’hotel poteva sapere che c’era questa via d’uscita”, dice la mamma Katherine Alvarez Vasquez, in un’intervista al tg Studio Aperto. Per la prima volta, la donna che da due anni cerca la sua bambina, sparita nel pomeriggio di sabato 10 giugno 2023, racconta dei retroscena inediti sul sottobosco delle occupazioni e lancia una nuova ipotesi sul movente che avrebbe determinato la vendetta contro la sua famiglia: un “no” in una trattativa sotterranea che prevedeva incentivi alle famiglie che lasciavano l’immobile in vista di un imminente sgombero.
Quello sgombero fino a quel momento sempre rimandato, ma che invece si realizzò esattamente una settimana dopo la scomparsa della bimba. “Prima della scomparsa di mia figlia sono stata pressata da alcuni persone lì dentro che volevano mandare via me e la mia famiglia - ha detto la donna -. Mi hanno offerto anche dei soldi, ma mi sono rifiutata perché non avevo un posto dove andare. Ho pensato quindi che hanno sequestrato mia figlia, come avevano l’hotel libero da sgomberare, infatti lo hanno messo all’asta”. Le persone che avrebbero “pressato“ la mamma di Kata sarebbero rumeni.
Ma per interpretare le parole di Katherine bisogna fare un passo indietro, e andare all’origine dell’occupazione, scattata nel settembre del 2022, in un’immobile il cui proprietario dell’epoca, Carlo Vadi, era stato già “vittima“ di altre occupazioni.
Nelle carte del processo - appena incardinato davanti al giudice - per il racket delle camere, c’è un verbale - antecedente alla scomparsa di Kata - che ben ricostruisce il “dietro le quinte“ di quell’occupazione orchestrata dal Movimento Lotta per la casa e poi sfuggitagli letteralmente di mano. “Ero stata avvisata da una mia amica peruviana di nome Lira che vi era l’opportunità di occupare questo stabile - ha raccontato alla squadra mobile una donna sudamericana -. Lira mi aveva spiegato che ci sarebbe stata questa occupazione e mi ha chiesto di parlare con una donna, credo italiana, di nome Marzia”.
Si tratta, con ogni probabilità, di Marzia Mecocci, portavoce del Movimento che fu di Lorenzo Bargellini. “Per qualche venerdì ho partecipato ad alcune riunioni con Marzia ed altre persone anche di altre etnie, soprattutto rumene. Ci incontravamo in un posto nei pressi del Duomo, dove saprei arrivare ma non conosco l’indirizzo preciso. Dopo queste riunioni abbiamo occupato a settembre del 2022”. La donna precisa che “per occupare non ho pagato nulla” e che “ ad occupare l’Astor siamo stati solo noi peruviani ed alcuni rumeni. Non vi sono persone di altra nazionalità. Quando abbiamo occupato la struttura era vuota e non so se prima vi fossero altre persone”.
Tornando al ragionamento della mamma di Kata, solo i gruppi “storici“ dell’occupazione potevano conoscere ogni angolo dell’immobile o i suoi punti deboli, come appunto il percorso “cieco“ per entrare o uscire senza essere ripresi dalle telecamere. Bisogna infatti considerare che tanti “inquilini“ dell’ex albergo, campando con attività illecite, potevano aver interesse a studiare un accesso “riservato“ all’immobile, che non lasciasse traccia nelle due telecamere, ben visibili, che insistevano invece sui due ingressi, lato via Maragliano e via Boccherini. Questa particolare conoscenza è stata usata per portare via la bimba? Sembra proprio di sì. Anche perché, dentro l’Astor, Kata non c’è.