Immagini che parlano da sole: nelle dieci protagoniste della Carriera si è svolta la benedizione del cavallo. Una breve ma intensa cerimonia che mette insieme sacro e profano, riti antichi e splendide leggende. Il senso del Palio, in eterno bilico fra credenza pagana e cristianità, i contradaioli lo vivono come una lenta ma inevitabile agonia. Il "Vai e torna vincitore!" sembra ricollegarsi ai riti che si svolgevano nell’antichità prima di una battaglia, quasi si volesse portare un mondo sconosciuto, sopra di noi, dalla nostra parte.
Gli storici riportano il documento del 1757 in cui il Valdimontone "mandò primieramente a benedire il cavallo nella Chiesa dei Servi… il fantino fu segnato con una immagine della Beatissima Vergine del Buon Consiglio e messagliela addosso da un sacerdote assai geniale di detta Contrada lo speranzò che confidasse in Dio e nella Beatissima Vergine, poiché sarebbe stato vincitore". La cerimonia è un esempio, scrive Alessandro Falassi, di ciò che gli antropologi chiamano "inversione simbolica": la chiesa diviene analoga a una stalla, al contrario la stalla nei giorni del Palio diviene la Casa del cavallo, un luogo di tipo sacrale.
Massimo Biliorsi