PAOLA TOMASSONI
Cronaca

I cambiamenti climatici: "Mediterraneo e ondate di calore. Un problema per l’ecosistema"

La professoressa Letizia Marsili sull’anno più caldo di sempre e le ricadute su mari e le specie "Il 29 giugno raggiunti 26 gradi, da 3 a 5 sopra la media. In meno di 100 anni svolte millenarie".

La professoressa Letizia Marsili sull’anno più caldo di sempre e le ricadute su mari e le specie "Il 29 giugno raggiunti 26 gradi, da 3 a 5 sopra la media. In meno di 100 anni svolte millenarie".

La professoressa Letizia Marsili sull’anno più caldo di sempre e le ricadute su mari e le specie "Il 29 giugno raggiunti 26 gradi, da 3 a 5 sopra la media. In meno di 100 anni svolte millenarie".

A livello globale esiste un Indice di Salute dell’Oceano, un insieme di indicatori che valuta lo stato di salute degli oceani. È uno strumento scientifico su cui si fondano politiche ambientali, basato sul principio che la qualità dei mari influisca direttamente sul benessere umano. Monitorare lo stato degli oceani, dunque, significa osservare i cambiamenti in atto e comprendere le dinamiche dell’ecosistema. I circa 40 gradi attuali costringono l’uomo ad adattare la propria vita, le attività sociali ed economiche ai cambiamenti climatici; allo stesso modo le specie marine risentono del riscaldamento delle acque, che in molte aree del Mediterraneo ha ormai raggiunto picchi superiori ai 30 °C. Di questi cambiamenti parliamo con la professoressa Letizia Marsili, biologa e docente di Ecologia presso il Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena.

Cosa sta succedendo?

"Stanno cambiando gli ecosistemi. Ogni anno leggiamo che il Mediterraneo ha registrato la temperatura media più alta di sempre, e anche quest’anno è così. Il fenomeno più evidente è quello delle ondate di calore marine: periodi di almeno cinque giorni consecutivi in cui la temperatura superficiale del mare resta significativamente superiore alla media climatica stagionale. Il 29 giugno scorso, ad esempio, il Mediterraneo ha raggiunto una temperatura media di 26 °C, circa 3 gradi sopra la norma, con picchi locali fino a +5 °C rispetto alla media climatica. Il Tirreno occidentale è tra le aree più colpite dalle anomalie, che si presentano con frequenza e intensità crescenti".

Cosa comporta?

"Cambiano parametri fondamentali dell’acqua, come il pH e la salinità, che influenzano la vita marina. Il pH è legato alla concentrazione di anikdride carbonica: nel 1950 la concentrazione di CO2 disciolta era di 313 ppm; a giugno scorso abbiamo superato le 430 ppm. Un’anomalia enorme, che in passato si è registrata in milioni di anni e che oggi stiamo vivendo nell’arco di meno di un secolo. Il Mediterraneo è considerato un hotspot climatico globale, sia terrestre che marino, sentinella del cambiamento climatico capace di anticipare fenomeni destinati a manifestarsi altrove. L’aumento medio della temperatura atmosferica nel bacino mediterraneo è stato di circa 1,4 °C rispetto all’epoca preindustriale, mentre mediamente nel nostro Pianeta nell’ultimo secolo è aumentata di 1 °C. Comporta anche aumento importante della temperatura superficiale del mare a cui è legato un altro aspetto critico, la diminuzione dell’ossigeno disciolto in acqua, che è inversamente proporzionale alla temperatura: le acque più calde diventano povere di ossigeno, anossiche. E si hanno fenomeni di mortalità massiva di pesci, come nella laguna di Orbetello. Inoltre, aumento della temperatura e scioglimento dei ghiacciai contribuiscono all’innalzamento del livello del mare".

Come si riversa sugli ecosistemi?

"In ambienti anossici assistiamo alla morte di intere popolazioni animali e al degrado della Posidonia oceanica, pianta endemica del Mediterraneo, fondamentale per la biodiversità, la protezione delle coste e la qualità delle acque. L’aumento delle temperature favorisce anche la migrazione di specie aliene provenienti da acque più calde, come quelle del Mar Rosso. Queste specie, adattate a temperature elevate, trovano condizioni ideali nei nostri mari e spesso si insediano rapidamente. È il caso, ad esempio, del pesce coniglio, originario dell’Oceano Indiano e Pacifico, che sta progressivamente sostituendo i pesci erbivori autoctoni del Mediterraneo meridionale. Anche le tartarughe marine stanno modificando le aree di nidificazione: se la temperatura della camera del nido supera i 29 °C nascono solo femmine e per garantire la variabilità sessuale della specie, sono costrette a spostarsi verso nord a nidificare".

Torniamo alle specie aliene.

"Oggi in Italia se ne contano oltre 3mila, con un aumento del 96% negli ultimi trent’anni. Il loro arrivo sta provocando danni gravi a biodiversità, ecosistemi, economia e perfino alla salute umana. Il granchio blu, ad esempio, dopo aver invaso le coste, ha risalito anche i fiumi, come l’Ombrone, distruggendo e divorando le specie autoctone. Si è perfettamente adattato alle nostre acque più calde e si riproduce tutto l’anno, una vera minaccia per l’economia costiera. Ma non è solo: anche il gambero rosso della Louisiana, la zanzara tigre, il barracuda arrivato 30 anni fa e ormai diffusissimo, sono esempi di specie alloctone che hanno trovato nel Mediterraneo un ambiente favorevole. Il contenimento delle specie invasive ha un costo elevatissimo: si stima, a livello globale, superi i centinaia di miliardi di dollari l’anno, tra danni diretti e spese per gestione e controllo".

Paola Tomassoni