
Arianna Scommegna in scena all’anfiteatro di Luni nella rivisitazione prodotta da Teatro Pubblico Ligure
Pluripremiata attrice di teatro, ma anche interprete di pellicole cinematografiche questa sera Arianna Scommegna sarà la protagonista dell’Ecuba di Euripide, in scena, alle 21, nel meraviglioso anfiteatro romano di Luni. La rivisitazione della tragedia greca prodotta da Teatro Pubblico Ligure in collaborazione con Teatro Cavour di Imperia e Tindari Festival andrà quindi a chiudere la trilogia odissiaca di Sergio Maifredi iniziata nel 2022 con l’Aiace e proseguita con il Filottete nel 2023, nell’ambito del progetto ‘Parole antiche per pensieri nuovi / Mediterraneo. Guerre, porti, mercati e civiltà’, che racconta le rotte del passato e le sfide del presente attraverso le parole della grande letteratura mediterranea.
Scommegna, l’Ecuba di Euripide parla della sconfitta di Troia e racconta la disperazione e la vendetta di una madre, ma è anche un testo che ben rappresenta le conseguenze devastanti di ogni guerra, come la morte, la distruzione e la sofferenza umana. Una tragedia che purtroppo oggi appare quanto mai attuale. Si può trovare un parallelismo tra l’Ecuba e la situazione di Gaza?
"Non spetta a me dirlo, ma è indubbio che il teatro e in modo particolare i classici, siano sempre attuali. Euripide specialmente pone l’accento sugli sconfitti in maniera empatica e a contraddistinguerlo sono la compassione e la capacità di sentire il dolore dell’altro e comprenderlo. Rileggendo la tragedia oggi viene da pensare che la storia non abbia insegnato niente. Ecuba ricorda a Odisseo di averlo salvato quando lui era stato sconfitto implorandolo di non agire in un determinato modo, ma lui non ricambia il favore".
Nei panni di Ecuba, regina di Troia e moglie di Priamo, Sergio Maifredi ha voluto fortemente lei, attendendo per ben due anni la sua disponibilità. Questo come la fa sentire?
"Decisamente felice e onorata della stima che Sergio ha nei miei confronti e che è senza dubbio reciproca. Abbiamo avuto modo di conoscerci nel Grande racconto del labirinto e da lì è nata una bella collaborazione, sono molto contenta anche di andare in scena con un gruppo di attori straordinari e con delle coriste eccezionali che daranno voce alle musiche di Mario Incudine. Come in ogni occasione, sento poi anche un grande senso di responsabilità".
La sua Ecuba sarà più mossa dalla disperazione o dalla vendetta?
"Cerco sempre di ascoltare dove mi porta l’autore. La mia Ecuba è una donna distrutta che continua a perdere quanto di più caro le sia rimasto, il marito e i figli. La sua enorme disperazione si trasforma via via in una sete di vendetta che la porterà anche a perdere empatia".
Cosa crede che possa portare alla rappresentazione il fatto di andare in scena in un luogo così suggestivo come l’anfiteatro di Luni?
"Magia e pathos. I classici scrivevano per parlare ai cittadini e il teatro era il momento il cui popolo aveva modo di guardarsi dentro. A Ventimiglia, a Luni e sicuramente anche a Tindari si ha l’impressione di essere nel posto giusto per portare in scena quel tipo di tragedia. Essere poi accompagnata, come questa sera, da delle coriste che sono cittadine ma che entrano nella tragedia in modo così incisivo e tangibile, fa risuonare le parole nel popolo, facendone percepire la presenza viva".
Elena Sacchelli