Diabolik torna al cinema. "Non è mai invecchiato perché era già nel futuro"

La tecnologia anticipata dal fumetto: dallo smartwatch al jetpack. Parla lo storico del personaggio, Andrea Agati

Andrea Agati

Andrea Agati

Prato, 8 dicembre 2021 - Più di mezzo secolo dopo Diabolik torna al cinema. All'epoca, era il 1968, fu Mario Bava a realizzare una pellicola che non incontrò il favore dei lettori, stavolta le cose dovrebbero andare in maniera diversa. A dirigere un cast nel quale spiccano Luca Marinelli (Diabolik), Miriam Leone (Eva Kant) e Valerio Mastandrea (nei panni dell'ispettore Ginko) ci sono i Manetti Bros con la loro estetica personalissima e, c'è da scommettere, per niente stonata rispetto al soggetto. Perché al centro c'è lui, il mito dei fumetti creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani, che si appresta a celebrare il suo 60esimo compleanno (è nato nel 1962).

Tra gli ospiti dell'anteprima che si terrà mercoledì 15 dicembre al cinema Odeon di Milano (proiezione a inviti) ci sarà anche il pratese Andrea Agati, esperto e storico di Diabolik che insieme al direttore Mario Gomboli ha curato per Astorina l'edizione anastatica edita da Rcs, che sta per concludere il suo primo anno di uscita e sui avvia verso il secondo. "Il 15 dicembre - spiega - avrò finalmente l'occasione di vedere il film. E' incentrato sul terzo numero, quando avviene il cruciale incontro fra Diabolik ed Eva. I primi due numeri furono una sorta di esperimento, ma è con quell'incontro che nasce il vero Diabolik".

C'è un ruolo femminile che non è di secondo piano.

"Le sorelle Giussani volevano affiancargli una donna ignara del suo doppio volto, poi invece scelsero Eva: la sua metà, mai solamente una complice".

Non è il primo tentativo di portare Diabolik dalla carta allo schermo.

"Nel 1968 ci fu il film di Mario Bava, fu un parto lungo anche in quel caso... Ne venne fuori una specie di 007, un po' distante dallo spirito di Diabolik, infatti non fu molto amato. I Manetti invece sono lettori affezionati e quindi conoscono bene il personaggio".

Diabolik ha quasi 60 anni, è nato in un mondo lontanissimo dal nostro. Eppure la sua attualità fa quasi paura. 

"Mi colpisce, mi colpisce sempre notare come fosse avanti. Già nei primi numeri emergeva una tecnologia che, pur essendo frutto dell'immaginazione, poi è diventata realtà". 

Qualche esempio?

"Dal minisegnalatore a una sorta di radio-orologio che altro non era che... uno smartwatch! Il taser, che all'epoca nemmeno sapevamo si chiamasse così, oppure il jetpack, che abbiamo imparato a conoscere solo alle Olimpiadi di Los Angeles dell'84 e che Diabolik aveva già utilizzato".