REDAZIONE PRATO

Uccise cognato e bruciò il cadavere. Chiesto l’ergastolo per Maiorino: "Con l’aggravante della crudeltà"

Per il pubblico ministero non c’è dubbio che fu l’imputato ad ammazzare Alessio Cini all’alba del gennaio ’24 "Le telecamere hanno consentito di ricostruire tutti gli spostamenti delle vittima e dell’assassino".

Daniele Maiorino, accusato di aver ucciso il cognato Alessio Cini, perito tessile nel gennaio 2024. Sono entrambi di Prato

Daniele Maiorino, accusato di aver ucciso il cognato Alessio Cini, perito tessile nel gennaio 2024. Sono entrambi di Prato

"C’è la prova schietta e cristallina che a uccidere Alessio Cini è stato Daniele Maiorino". Per la pubblica accusa non ci sono dubbi. La mano che all’alba dell’8 gennaio 2024 colpì ripetutamente, e alle spalle, con una spranga, l’inerme Alessio Cini, era quella del cognato Daniele Maiorino (entrambi pratesi). Al termine di una requisitoria in Corte d’Assise a Firenze, il pm di Pistoia ha chiesto per l’imputato l’ergastolo con l’aggravante della crudeltà. Il pm ha ripercorso le fasi salienti della tragica vicenda che si consumò alla Ferruccia di Agliana, dove dove abitavano Maiorino con la famiglia e il cognato Alessio Cini, separato, con la figlia. Quella mattina, come il pm ha ricostruito in aula, Cini era uscito presto di casa per andare a riempire una tanica di benzina al distributore più vicino. Al suo ritorno l’agguato sotto casa: fu colpito ripetutamente con una spranga metallica e poi, mentre respirava ancora, gli fu dato fuoco.

Il pm ha spiegato come le telecamere installate nella zona abbiano consentito di ricostruire tutti i movimenti, compresi quelli del vicino, sul quale si era concentrata l’attenzione della difesa per pregressi litigi, e dalle quali emergeva che l’uomo si era allontanato prima dell’omicidio, in bicicletta. Il pm ha dato molto peso alle intercettazioni ambientali e in particolare al soliloquio di Maiorino registrato mentre era in auto e confessava a se stesso il delitto. Quanto al movente, per l’accusa è di caratetre economico, visto che la famiglia di Maiorino versava in serie difficoltà, a fronte del benessere di Cini, definito, anche in aula, persona serissima. Nessun altro si è avvicinato alla villetta quella mattina. La parte civile, l’avvocato Andrea Torri, che rappresenta Vittoria, la figlia di Cini, associandosi alla richiesta del pm ha sottolineato la completezza delle indagini che hanno fornito elementi assolutamente certi.

Maiorino è difeso dagli avvocati Catia Dottore Giachino e Fulvia Lippi di Prato che hanno fatto leva sul fatto che l’arma del delitto non è stata ritrovata e che le telecamere non hanno ripreso il momento dell’omicidio.

l.a.