
I carabinieri hanno seguito le indagini sull’aggressione avvenuta in via Carradori fra alcuni marocchini
E’ stata chiesta una pesante condanna per il marocchino che il 18 aprile 2024, in via Carradori, ferì alla testa un connazionale con un machete. Si è tenuta ieri la seconda udienza del processo, in rito abbreviato, che vede sul banco degli imputati due fratelli marocchini, difesi dall’avvocato Costanza Malerba, accusati del tentato omicidio del connazionale (parte civile assistito da Antonio Bertei) che dopo il ferimento rimase per diversi giorni ricoverato a Careggi fra la vita e la morte.
Il pm, nella requisitoria, ha chiesto una condanna a cinque anni e otto mesi (sarebbero stati otto anni senza la riduzione per il rito) per l’uomo che è ritenuto l’aggressore materiale e che si trova tutt’ora in carcere. Per il fratello la difesa, in accordo con la procura, ha chiesto di patteggiare una pena a tre anni e 8 mesi. Il giudice Francesca Del Vecchio ha rinviato la decisione a settembre.
Secondo quanto accertato dalle indagini eseguite dai carabinieri, i due avevano aggredito il connazionale con un machete picchiandolo sulla testa. L’aggressione, a cui avrebbero partecipato altre persone mai rintracciate, sarebbe avvenuta come rivendicazione per un’altra rissa che si era tenuta a Sesto fiorentino e nella quale fu l’aggressore – secondo quanto ricostruito – a farne le spese. La vittima, un trentenne, per un paio di giorni, rimase in bilico fra la vita e la morte nel reparto di neurochirurgia di Careggi a causa dei colpi subiti, in particolare sulla testa. Sottoposto a un delicato intervento chirurgico si salvò.
I carabinieri riuscirono a rintracciare i due marocchini nonostante le difficoltà incontrate a causa della scarsa collaborazione dei testimoni: alcuni amici del ferito, altri che erano clienti del bar Medina a porta Frascati nel quale si trovava la vittima poco prima dell’aggressione. Durante il processo alcuni testimoni hanno ritrattato la loro versione dei fatti non indicando con certezza i due fratelli come gli aggressori. La marcia indietro fatta dai testimoni, però, non ha convinto la procura che adesso ha chiesto la pesante condanna.
Laura Natoli