REDAZIONE PRATO

Nerbini ancora ‘bloccato’. L’attesa del volo ad Amman

Il vescovo di Prato è tra quelli ancora in Giordania. Con lui c’è il canonico. Luciano Pelagatti, già parroco della Cattedrale. Solo un piccolo gruppo è rientrato. .

I vescovi bloccati ad Amman, in attesa di poter rientare in Italia

I vescovi bloccati ad Amman, in attesa di poter rientare in Italia

Sono partiti ieri da Amman con un volo per Roma il vescovo di San Miniato, Giovanni Paccosi, l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, e il vescovo di Livorno, Simone Giusti. Insieme a loro anche un laico della diocesi di Siena. Per gli altri prelati, sorpresi in Terra Santa dall’attacco di Israele all’Iran, prosegue l’attesa di un volo disponibile. Tra di loro c’è anche il vescovo di Prato Giovanni Nerbini e il canonico Luciano Pelagatti, già parroco della Cattedrale.

"Per il nostro pellegrinaggio stiamo vivendo un epilogo non atteso da nessuno, certamente non da noi ma neanche da tutto il mondo". Cosi’ ieri mattina il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana, ha illustrato la situazione dei vescovi toscani, ancora ad Amman dove sono giunti venerdì da Gerusalemme dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Iran. "Siamo sempre in atteggiamento di preghiera – ha spiegato Lojudice intervistato da Radio Vaticana – sembra che altro non si riesca a realizzare in questo momento da questa parte del mondo. Abbiamo il disagio di non essere potuti rientrare nei tempi stabiliti ma siamo tranquilli, siamo stati accolti e guidati da tutte le persone e le istituzioni presenti sul territorio. Attendiamo la possibilità di un volo che ci riporti in Italia".

Lojudice spiega che venerdì mattina avevano in programma la Messa al Santo Sepolcro, che ha concluso il loro pellegrinaggio. "Appena finita la celebrazione abbiamo deciso di muoverci verso l’aeroporto più vicino fuori da Israele, per questo siamo arrivati ad Amman con l’aiuto della Custodia di Terra Santa, della nunziatura apostolica, dell’ambasciata italiana. Adesso – continua – siamo qui, siamo più di trenta persone, appena sarà possibile rientreremo in Italia". La situazione, dice Lojudice, "vista da un punto di vista umano non offre speranza, la fede ci invita a dire ‘spes notra spem’, la pace è possibile nonostante tutte le assurdità che la mente umana mette in atto per distruggerla. Ci sono situazioni complesse che non riguardano solo due parti che si fronteggiano, qui c’è qualcosa di più profondo, radicato, che viene dal passato e si proietta nel futuro. Un futuro che non è roseo, quello che sta accadendo avrà conseguenze che dureranno decenni".