REDAZIONE PRATO

La scontro sui fondi. Monni: "Evaso il 30% delle richieste di ristori. Procedura digitalizzata"

L’assessora regionale replica a La Porta (FdI): "Vero, i 66 milioni sono sono stati stanziati da Roma ma servono per l’immediato sostegno. Ma per alzare il livello di sicurezza del territorio non un euro stanziato".

Monia Monni, assessora regionale all’Ambiente e alla Protezione civile

Monia Monni, assessora regionale all’Ambiente e alla Protezione civile

La disputa sui fondi post alluvione. Ferite ancora aperte. Polemica ancora viva dopo le accuse su La Nazione del deputato dem Marco Furfaro al governo Meloni e la replica della deputata di FdI Chiara La Porta (che ha puntato il dito contro la Regione Toscana).

Assessora regionale all’Ambiente e alla Protezione civile Monia Monni, da oltre un anno va avanti la polemica sui soldi stanziati per il post alluvione. E sulla distribuzione dei ristori a famiglie e imprese. Come è possibile che non ci sia una visione comune tra Regione e Governo sullo scenario reale?

"Alcuni esponenti della destra toscana hanno preferito fare confusione invece di collaborare. Continuano a mescolare ristori, somme urgenze e interventi per la riduzione del rischio residuo. Non conoscono le norme o stanno strumentalizzando. In entrambi i casi, è grave. Noi, in un anno, abbiamo messo a terra oltre 120 milioni di euro in interventi. Mentre loro fanno polemica, noi lavoriamo per risolvere i problemi".

Facciamo chiarezza. Il governo Meloni ha stanziato 66 milioni. Lo annunciò la premier. È inconfutabile.

"Sì, i 66 milioni sono stati stanziati e trasferiti al Commissario per l’emergenza Giani. Servono per l’immediato sostegno: 5.000 euro alle famiglie e 20.000 euro alle imprese, che stiamo già liquidando. Il Governo ha inoltre rimborsato le somme urgenze eseguite, cioè gli interventi di riparazione immediata che riportano il livello di sicurezza a quello precedente all’evento, che però si è rivelato insufficiente. Sia l’immediato sostegno che le somme urgenze seguono procedure previste per legge: si fanno, e lo Stato rimborsa. Ma la vera scelta politica si misura sugli interventi di riduzione del rischio residuo, quelli che servono ad alzare davvero il livello di sicurezza dei territori. Qui non c’è automatismo: lo Stato può scegliere se stanziare tutto, in parte o nulla. E può scegliere quando farlo. Fino ad oggi, per la Toscana, a cui servirebbe 1 miliardo solo per le opere post alluvione 2023, non è stato stanziato neanche un euro. È evidente che per questo Governo la sicurezza delle cittadine e dei cittadini toscani non è una priorità".

La Regione dal canto suo aveva anticipato risorse ad hoc. Per far fronte all’emergenza.

"La Regione ha stanziato subito 25 milioni per garantire un primo contributo da 3.000 euro a famiglia, già interamente liquidato. Solo nel Comune di Prato abbiamo distribuito oltre 3 milioni. Abbiamo inoltre versato 12 milioni nella contabilità del Commissario, per avviare studi e progettazioni sugli interventi di riduzione del rischio residuo. Mentre noi aprivamo i cantieri, il Governo continuava a rinviare".

La deputata La Porta dice che solo il 3 per cento dei rimborsi è arrivato a destinazione. È vero?

"No, non è vero. Ad oggi, 900 famiglie hanno presentato la rendicontazione, passaggio obbligatorio per ricevere il contributo. Di queste, 260 – quasi il 30% – sono già state pagate. Ovviamente i pagamenti stanno proseguendo. Ma c’è un punto importante: fino all’alluvione del 2023, la procedura era cartacea e un errore formale bastava per perdere il diritto al ristoro. Noi abbiamo scelto di informatizzare il sistema e di non escludere chi commette un errore: se la domanda è sbagliata, la si può correggere. È una scelta politica precisa. Richiede più lavoro ai Comuni e tempi leggermente più lunghi, ma garantisce equità. Perché nessuno dovrebbe essere lasciato solo dopo un’alluvione solo per aver sbagliato a compilare un modulo complesso, previsto dalle normative nazionali".

Ci sono stati problemi di ‘collegamento’ tra Comuni chiamati a raccogliere le domande e la Regione?

"L’alluvione ha colpito oltre 100 Comuni in 7 province contemporaneamente: un’emergenza vastissima. Qualche criticità c’è stata, com’è normale in situazioni così complesse, ma la collaborazione tra Comuni, Regione, protezione civile e volontariato ha retto. Il sistema di rendicontazione richiede controlli rigorosi, come previsto dalle norme nazionali, e questo può rallentare. Oggi però le procedure sono definite e, grazie alla convenzione con Poste Italiane, i pagamenti stanno accelerando".

Qual è adesso la strada per rendere fruibili tutte le risorse disponibili?

"Noi stiamo facendo la nostra parte: gestiamo le domande, lavoriamo le rendicontazioni, liquidiamo i contributi. Ma l’immediato sostegno non basta. È necessario aprire finalmente la fase degli investimenti per la riduzione del rischio residuo. Questo può avvenire solo attraverso una programmazione delle risorse statali, che preveda finanziamenti adeguati e tempi certi. Alzare il livello di sicurezza dei territori richiede scelte politiche chiare, non annunci".

Quindi c’è il capitolo risorse per mettere in sicurezza il territorio. Lei aveva parlato di 100 milioni necessari.

"Sì, solo per Prato servono almeno 100 milioni di euro. Gli interventi di ripristino immediato sono praticamente conclusi, ma quel livello di sicurezza – lo stesso che c’era prima dell’alluvione – non è più sufficiente. Servono interventi per alzare il livello di protezione, ed è qui che si determina la scelta politica: lo Stato può decidere se finanziare tutto, in parte, o nulla. Ad oggi, non è arrivato neanche un euro".

Luigi Caroppo