SILVIA BINI
Cronaca

La notte più lunga. Morti, case allagate fango e distruzione

Cosa successe tra il 2 e il 3 novembre 2023

Sono stati giorni di grande impegno da parte di tutti per aiutare a liberare case e strade dal fango e. dai detriti

Sono stati giorni di grande impegno da parte di tutti per aiutare a liberare case e strade dal fango e. dai detriti

Era il 2 novembre 2023. Il cielo basso, grigio, l’acqua che cadeva incessante sui tetti, sui campi, sui corsi d’acqua già gonfi. Nessuno poteva immaginare che quella pioggia, caduta in poche ore – 155 millimetri, mai successo in due secoli – avrebbe cambiato la storia di Prato. L’allerta era arancione, ma a novembre di un anno e mezzo fa, le allerte non facevano ancora così paura. La sala operativa della protezione civile era già aperta, e solo nel tardo pomeriggio cominciarono ad arrivare i primi segnali. L’allarme per una possibile persona scomparsa nel sottopasso di via Ciulli, lo stesso che tredici anni prima aveva visto morire tre donne cinesi travolte dall’acqua. Stavolta non c’era nessuno, ma fu come un presagio. I sottopassi chiudono uno dopo l’altro. E la sera cala su una provincia che non sa di essere sull’orlo del disastro.

Alle 19.30 la Furba esonda a Seano, l’acqua invade le strade, entra nelle case, trascina via le auto. Le prime immagini scorrono sui cellulari, ma il peggio deve ancora arrivare. Il reticolo minore non regge: Ficarello, Bardena, Bagnolo si gonfiano e rompono gli argini. Poi, alle 21, l’impensabile: esonda il Bisenzio, a Santa Lucia. L’acqua non aspetta. Si riversa in strade, negozi, fabbriche, quartieri interi: Figline, Villa Fiorita, Galciana, Oste, Bagnolo, e verso nord Gamberame, La Briglia, Vaiano, Migliana. È la notte più lunga che Prato ricordi. Le vittime sono quattro. Due accertate dall’inchiesta e direttamente collegate all’alluvione: Alfio Ciolini, 85 anni, sorpreso dall’acqua nella sua casa di via Riva a Bagnolo, annegato nel salotto dove era caduto senza riuscire a rialzarsi; Antonio Tumolo, 82 anni, travolto con l’auto dal torrente Bardena, ritrovato cinque giorni dopo in un vivaio a chilometri di distanza. Poi Tindaro Di Amico, 73 anni, folgorato mentre cercava di staccare la corrente in casa, e Teresa Pecorelli, 84 anni, colpita da un malore mentre tentava di contenere la furia dell’acqua.

C’è chi si salva per miracolo, come Alessio Pollastri di Vaiano, fu portato via di notte dalla piena del torrente La Nosa, mentre stava recando a portare soccorso ai vicini di casa. La corrente lo spinse fino all’ex fabbrica Ciabatti: quella deviazione gli salvò la vita. L’autostrada poco prima del casello di Prato Est crollò; un uomo venne travolto dal fiume Bisenzio. In quel vortice di acqua e fango riuscì ad uscire dal finestrino. L’uomo si salverà restando aggrappato ad un albero in attesa dei soccorsi.

All’alba del 3 novembre, Prato è un mare di fango. Diecimila case allagate, quasi quattromila imprese colpite, trenta edifici pubblici devastati. Danni stimati per 600 milioni solo nel territorio provinciale. Cinquantamila tonnellate di rifiuti da rimuovere, montagne di mobili distrutti, vestiti intrisi, fotografie perdute. Eppure, in quelle ore, nasce anche un’altra immagine: quella dei duemila giovani volontari, stivali ai piedi e secchi in mano, a spalare il fango dalle case di sconosciuti. La provincia comincia da lì a rialzarsi.

Silvia Bini