
Marco Borselli, Sandra Gramigni e Giovanni Pieraccini de «Il Casolare»
"I costi degli affitti sono altissimi, per un appartamento di settanta metri quadri si spendono anche 800 euro al mese e per molte famiglie questo prezzo è insostenibile. Il mercato a Prato è "drogato", perché ci sono etnie disposte a pagare anche 1500 euro al mese di affitto per appartamenti di poche stanze dove poi vivono in tanti". Marco Borselli, presidente de Il Casolare ( l’associazione nata nel 1996 in seno alla Caritas che si occupa di agevolare l’accesso agli immobili in affitto (facendo da garante per i proprietari agli utenti più in difficoltà) aveva lanciato l’allarme sul finire del mese scorso: sono stati 112 i nuclei familiari (nel 72% dei casi stranieri) a rivolgersi nel 2024 all’associazione per ricevere un sostegno nella ricerca di una abitazione. Un’utenza rappresentata in maggioranza da quella "zona grigia", composta da coniugi italiani e non con due stipendi di fascia media e figli a carico, che non hanno una rete familiare che possa fornire loro delle garanzie (e che oggi, a Prato, faticano sempre più a conquistare la fiducia di chi possiede un immobile da affittare). L’esigenza di dar vita a un’opera come il Casolare arriva negli anni ‘90, con la prima ondata migratoria e la crisi del tessile dovuta alla globalizzazione. Questa iniziativa rispose al bisogno di una casa che tante famiglie straniere, in particolare di origine albanese, riscontravano in città. Ed il primo scoglio era quello di intervenire per superare la diffidenza dei proprietari: da allora, l’associazione fa da tramite e garantisce al locatore il pagamento mensile dell’affitto. Adesso, più che etnica, la barriera sembra di tipo economico: sulle 112 richieste ricevute indicate poc’anzi l’associazione ha potuto accoglierne solo dieci. I motivi sono molteplici, riconducibili tutti all’ammontare medio piuttosto alto del canone di locazione richiesto dai proprietari ed al numero di immobili in affitto che appare al momento sottodimensionato in rapporto alla popolazione residente. Un mercato distorto anche dalle diverse capacità di spesa: in media un cittadino cinese, ad esempio, dispone a quanto pare di una somma maggiore rispetto a cittadini di altre etnie. E questa disponibilità economica contribuisce a far crescere tanto i prezzi (in caso di acquisto) quando i canoni. Con l’inconveniente di tagliare fuori dal mercato anche quella fetta di nuclei che in teoria potrebbero anche permettersi un affitto, ma di certo non a quelle cifre. Gli stessi che si rivolgono al Casolare, per l’appunto. "Entrano in gioco anche fattori culturali: quando un cittadino cinese ad esempio acquista casa, può più facilmente contare su prestiti di amici e parenti. E lui stesso è pronto a restituire il favore – ha proseguito Borselli– dinamiche che riguardano in parte anche la comunità pakistana, peraltro. La capacità di spesa cresce anche perché in certe case si trovano talvolta a vivere più persone, superando i confini del nucleo familiare. E ciò penalizza le famiglie: una famiglia di cinque persone, padre madre e tre figli, che cerca un appartamento con spazi adeguati, si troverebbe a sborsare poco meno di mille euro in alcuni casi. E chiaro come si tratti di una situazione non sostenibile, per loro. Poi c’è la vicinanza con Firenze: anche questa contribuisce a spingere i prezzi verso l’alto". L’entità del canone di locazione richiesto mensilmente aumenta progressivamente man mano che ci si avvicina al capoluogo di regione. E Borselli, ha ribadito il duplice invito lanciato qualche settimana fa. "Occorre intervenire su un aiuto a chi può accedere ad un canone di affitto medio, ma può incappare in ostacoli temporanei – ha chiosato - ad esempio tutelare i privati che mettono a disposizione una abitazione per questa tipologia di persone. Per il resto, servono case popolari per quella fascia di persone che non potranno mai permettersi di pagare un affitto regolare, anche se calmierato". Il "problema casa", insomma, continua ad essere reale. Giovanni Fiorentino