SILVIA BINI
Cronaca

Il Giocagiò chiude alle 21. Il "controllo" del parco diventa allarme sociale

Numerose le denunce e il Comune firma l’ordinanza per ridurre l’orario. La sera tra bande di ragazzini esplodono litigi, scontri e atti di bullismo.

Troppa violenza, troppa tensione, troppi episodi che nulla hanno a che vedere con l’idea di un parco giochi come luogo sicuro per famiglie e bambini. Da martedì 5 agosto, il parco Giocagiò tra viale Galilei e via Marradi abbasserà la saracinesca tre ore prima: chiusura alle 21 invece che a mezzanotte. Una decisione che non nasce da un capriccio burocratico, ma dall’ennesima emergenza sociale che si è andata aggravando sotto gli occhi di chi in quel giardino ci lavora e di chi, semplicemente, lo frequenta per cercare un po’ di frescura estiva.

L’ordinanza, firmata dal settore Urbanistica e Transizione ecologica del Comune, resterà in vigore fino al 15 settembre. Tre settimane di stop forzato alla vita notturna del parco, con l’obiettivo di spegnere sul nascere situazioni che negli ultimi mesi sono sfociate in veri e propri episodi di violenza e sopraffazione. Carabinieri e polizia municipale sono stati costretti a intervenire più volte: risse tra ragazzini, bullismo organizzato in micro-gang dai 12 ai 17 anni, scontri accesi perfino tra genitori. Non scenette isolate, ma una sequenza di allarmi sempre più difficili da ignorare.

La scena che viene raccontata da chi frequenta il Giocagiò è surreale: bambini di etnie diverse che si contendono giochi e scivoli come se fossero territori di conquista, sostenuti e a volte istigati dalle rispettive famiglie. Una "guerra" tra bande di piccolissimi, che a raccontarla fa quasi sorridere – ma la realtà è che di allegro non c’è proprio nulla. Al calar della sera, poi, arrivano i motorini: giovanissimi che sfrecciano tra altalene e panchine, rendendo impossibile restare. Molte famiglie, stanche e spaventate, hanno già deciso di portare altrove i propri figli.

C’è un episodio che più di altri ha segnato la misura del problema: due ragazzini, circondati da un gruppo di coetanei, minacciati, spaventati. Da lì le denunce, le segnalazioni e infine la scelta drastica del Comune di anticipare la chiusura. Vietato restare dentro il parco oltre le 21, vietato anticiparne l’apertura: un coprifuoco ’soft’, ma che sancisce la sconfitta di un’idea di spazio condiviso.

Il parco Giocagiò era stato oggetto di un lungo restyling: nuovi giochi, pavimentazione, aree verdi ripensate per restituire alla città un luogo di incontro. Oggi invece si ritrova amputato nelle sue possibilità.

"Non sono solo bande di ragazzini scalmanati", spiegano operatori e frequentatori, "ma una vera e propria lotta per il controllo dei giochi, degli spazi. Una terra bruciata che non permette a nessuno di trascorrere una serata tranquilla al fresco".

La decisione del Comune lascia l’amaro in bocca: punisce tutti per fermare pochi, sottrae tempo e spensieratezza a chi nel parco andava per socializzare, leggere un libro, lasciar correre i figli. Probabilmente era l’unica soluzione possibile. Perché dietro quei cancelli che ora si chiuderanno alle 21 non c’era più il giardino pensato per il divertimento di famiglie e bambini.

Silvia Bini