
Tommaso Cocci nel suo video social
Parola d’ordine: silenzio. Bocche cucite. "Ora non si parla. Bisogna continuare a stare vicino a Tommaso. Questo è vivere un partito intensamente, come una grande famiglia che ha un obiettivo comune". Così il vertice pratese di Fratelli d’Italia vive queste ore. Da sabato mattina quando la notizia del ricatto a luci rosse con annessi (massoneria e droga) a Cocci è saltato fuori. Azzerati i post social e le comunicazioni pubbliche anche degli sfidanti al consiglio regionale, Claudio Belgiorno e Gianluca Banchelli. Telefoni muti, chat ridotte all’osso. Si aspetta. E si riflette. Chiara La Porta, deputata pratese, è la più vicina all’ex capogruppo di FdI in consiglio comunale e tuttora candidato per l’assemblea toscana.
Ma seppur a voce bassa, non proprio dentro il partito, ma nella coalizione di centrodestra qualche domanda inizia a serpeggiare proprio in base a quanto detto da Cocci ("Ho informato il partito di quanto mi stava accadendo"). E più di uno si chiede: ma se la trappola era risaputa e si attendeva l’esito delle indagini della procura perché al momento della notizia, da sabato mattina appunto, non c’è stata una reazione del partito se non proprio immediata quanto meno pronta? "Prima o poi vista la larga diffusione delle lettere qualcosa sarebbe venuto fuori..." si dice nel centrodestra. E allora "perché non c’è stata reazione?". In queste ore si sta studiando in Fratelli d’Italia cosa fare: "Prima viene la persona, poi le nostre decisioni" si dice a giustificazione. Il caso, come inevitabile è rimbalzato da Prato, a tutta la Toscana (il coordinatore di FdI è il candidato sfidante di Giani, Alessandro Tomasi), a Massa dove nel fine settimana c’è stata la festa tricolore, a Roma. Una vicenda non facile da gestire proprio perché tra pochi giorni scade il termine per la presentazione ufficiale delle liste per il consiglio regionale (devono essere presentate dalle 8 del 12 settembre alle 12 del 13 settembre). Meno di due settimane per decidere cosa fare e cosa farà Tommaso Cocci.
Sullo sfondo le elezioni comunali della primavera 2026. Il trentenne avvocato-politico ha ricevuto un abbraccio sui social con tanti sostenitori che lo hanno spinto "a non mollare".
"Io amo Prato e la politica e, chiunque sia stato, la procura lo accerterà, non smetterò di impegnarmi" ha detto Cocci nel video postato sabato su Instagram. "Non avendo nulla da temere, essendo sereno con la mia coscienza, mi sono recato immediatamente a sporgere denuncia" perché "non ho voluto cedere ai ricatti". "Io sono fortunato perché mi sentivo a posto con me stesso perché ho avuto chi mi è stato accanto, ma in casi simili ci sono persone che si sono ammazzate... Ma non vi fate schifo per aver assunto il rischio di una vita di una persona e per cosa? Forse per una corsa politica..". Già una corsa politica. Dentro FdI si ribadisce però che non c’è nessuna rivalità fratricida. E che l’autore dell’"infamia" va cercato altrove.
In città tiene banco il caso Cocci capace di oscurare anche i problemi del Pd dopo il terremoto politico e amministrativo. Ma si parla molto anche di massoneria. Molti minimizzano ("Non è più quella di una volta"). Ma c’è chi parla di trasformazione ("Dai cappucci agli affari, quelli importanti"). Allora tornano alla mente dinamiche ("gruppi di potere trasversali ai partiti e dentro i partiti") che hanno segnato il territorio. E così la mente di qualcuno si rivolge al Buzzi, storico istituto e al laboratorio d’eccellenza cancellato.
Luigi Caroppo