
Stefano Commini, imprenditore romano, presidente dell’Ac Prato (foto Attalmi)
Prato, 24 luglio 2025 – A un certo punto quasi le lacrime hanno coperto il suo viso. Tanta è stata la commozione provata da Stefano Commini durante la sua ultima conferenza da presidente dell’Ac Prato. L’imprenditore romano si è presentato nella sala stampa del Lungobisenzio per salutare, tracciare un bilancio della sua esperienza quadriennale e raccontare i passaggi che hanno portato alla cessione alla Finres Spa.
“Ci tengo a chiarire che non avrei mai permesso che il Prato non si iscrivesse al campionato – ha sottolineato Commini, confermando quindi che quella lanciata nelle scorse settimane fosse solo una provocazione – Nonostante la contestazione subita, non potevo deludere in questo modo la città. Anche perché non sono venuto qui per questo. Con Finres spa abbiamo chiuso l’accordo in cinque/sei giorni. Già a marzo/aprile i nuovi proprietari avevano mostrato interesse per acquisire il club, ma successivamente sono spariti”.
Per poi riapparire in un momento preciso. “Quando, leggendo i giornali, hanno scoperto che la trattativa con la cordata locale era definitivamente sfumata. Mi hanno ricontattato, spiegandomi di aver fatto un passo indietro precedentemente per evitare contrasti con il tessuto imprenditoriale della città, visto che c’era in ballo il discorso con i “volenterosi”. Anche i contatti con altri potenziali acquirenti si sono interrotti per lo stesso motivo”.
In un lampo, ecco l’intesa e la cessione delle quote. “Abbiamo riallacciato i rapporti il mercoledì antecedente alla fumata bianca, lavorando giorno e notte per terminare una trattativa non semplice. Questa è la dimostrazione che se c’è la volontà di fare le cose, le si possono fare”. Il riferimento alla cordata pratese è evidente. “Almeno 33/34 degli imprenditori che hanno aderito lo hanno fatto per dare una piccola mano. E’ stata una trattativa portata avanti malissimo – il commento di Commini – durante la quale non c’è stata alcuna negoziazione fra le parti. Fisicamente non sono riuscito a incontrare nessuno di loro, a differenza di quanto accaduto con Asmaa Gacem e il marito Antonio Politano. Il tentativo di Toccafondi? E’ stato l’unico pratese a compiere un passo in avanti per scongiurare la mancata iscrizione. Se non si è riusciti a trovare altri nove disposti come lui a versare 100 mila euro ciascuno, un motivo ci sarà... Magari agli imprenditori locali non interessa il calcio”.
Riguardo la nuova proprietà, l’ex presidente ha sensazioni positive. “La conosco da poco, ma credo di lasciare in buone mani il Prato. Mi sono trovato subito bene con queste persone ed è nata una certa empatia. Peraltro, hanno subito fatto quello che avevano promesso e mi trovano d’accordo anche con le prime mosse attuate. Sono ad esempio contento del ritorno di Gianluca Berti. Quando ha rassegnato le dimissioni ci siamo salutati abbracciandoci. Lo considero un gran professionista e mi auguro che questa seconda esperienza vada molto meglio della prima, con la promozione in Serie C e chissà, magari anche quella in B”.
Ripensando a quella che è stata la sua gestione, Commini ha la coscienza pulita. “Ho sempre agito per il bene della squadra. Quando sono arrivato c’era solo un ufficio e il titolo sportivo. In quattro anni è vero che sono mancati i risultati sportivi, ma penso di lasciare qualcosa: la gente è tornata allo stadio e abbiamo ricostruito nel secondo anno la scuola calcio, con centinaia di bambini e con un mini centro sportivo che abbiamo creato a Grignano. Abbiamo fatto tutto da zero ed è stato un bel percorso. Tifosi? Mi hanno dato contro per i risultati e li ho sempre capiti, però se qualcuno si mette la mano sul cuore e capisce da dove sono partito, non potrà dire che non ce l’ho messa tutta”.