MICHELA MONTI
Cronaca

Un reparto d’eccellenza. Chirurgia vascolare: "Tecnica e innovazione al servizio del paziente"

L’equipe diretta dal dottor Maurizio Frosini è un punto di riferimento. Le chiavi? Prevenzione, attenzione e integrazione con altre specialità. "Cerchiamo la soluzione più efficace, meno invasiva e più sostenibile".

L’equipe diretta dal dottor Maurizio Frosini è un punto di riferimento. Le chiavi? Prevenzione, attenzione e integrazione con altre specialità. "Cerchiamo la soluzione più efficace, meno invasiva e più sostenibile".

L’equipe diretta dal dottor Maurizio Frosini è un punto di riferimento. Le chiavi? Prevenzione, attenzione e integrazione con altre specialità. "Cerchiamo la soluzione più efficace, meno invasiva e più sostenibile".

All’ospedale di Pistoia la chirurgia vascolare è molto più di una branca specialistica: è una combinazione precisa di tecnica, innovazione, ascolto e lavoro d’équipe. Al San Jacopo ogni giorno si opera per salvare gambe, prevenire ictus, garantire una buona qualità di vita a pazienti complessi, spesso fragili, con malattie croniche e multiple. Ed è proprio qui che il reparto diretto dal dottor Pierfrancesco Frosini si è affermato come punto di riferimento non solo per la provincia, ma anche per pazienti che arrivano da fuori regione. Un esempio virtuoso della sanità toscana che funziona. "La chirurgia vascolare – spiega Frosini – si occupa delle malattie dei vasi, arteriosi e venosi, escluso il cuore, che è competenza della cardiochirurgia. Le principali patologie che trattiamo sono la stenosi carotidea, gli aneurismi, le arteriopatie periferiche e l’insufficienza venosa cronica".

Due settori, quello arterioso e quello venoso, entrambi oggi affrontati con tecniche sempre più mininvasive. L’innovazione più grande? Le soluzioni endovascolari, che permettono di "navigare" all’interno dei vasi senza taglio chirurgico, guidati da immagini radioscopiche o ecografiche. A Pistoia, ad esempio, il trattamento delle arteriopatie periferiche agli arti inferiori avviene quasi sempre con tecniche percutanee. In collaborazione con l’emodinamista, si eseguono angioplastiche e posizionamenti di stent con degenze inferiori alle 48 ore, anche su pazienti anziani o fragili. Fondamentale, e fortemente sviluppata a Pistoia, è l’integrazione con le altre specialità. Il malato vascolare è spesso anche cardiopatico, diabetico, iperteso, dislipidemico. Da qui nasce la necessità di percorsi multidisciplinari, come quello costruito per i pazienti con lesioni ischemiche e piede diabetico. Particolare attenzione è riservata ai pazienti con insufficienza renale che necessitano di emodialisi. In questi casi è necessario creare un accesso vascolare efficace, la fistola arterovenosa, che va monitorata e, se serve, "manutenuta" nel tempo.

Non meno importante è la prevenzione. Il reparto ha partecipato a numerose campagne di screening per aneurismi e stenosi carotidee, con l’obiettivo di individuare precocemente patologie silenziose e fare educazione sanitaria sui fattori di rischio modificabili: fumo, obesità, ipertensione, diabete, colesterolo alto. "Non possiamo agire sulla predisposizione familiare – spiega – ma su questi sì".

Oggi la chirurgia vascolare affronta nuove sfide. Cliniche, organizzative, ma anche tecnologiche. L’ospedale per livelli di assistenza ha spinto verso una convivenza forzata tra specialisti, che si è rivelata un valore aggiunto. E nuove tecnologie rendono possibile operare pazienti che prima sarebbero stati esclusi. La struttura esegue circa 600 interventi l’anno tra chirurgia arteriosa e venosa, lavorando anche in rete con altri ospedali dell’ASL Toscana Centro, come il San Giovanni di Dio di Firenze, dove si trattano in condivisione le patologie più complesse.

Ed è proprio in questa rete che Pistoia si è distinta: come quando ha accolto un paziente obeso, proveniente da Firenze, per una stenosi carotidea sintomatica. Un "caso al contrario", centralizzato dal capoluogo alla provincia per sfruttare la competenza integrata tra chirurgia vascolare e bariatrica. E poi l’esperienza sulla medicina rigenerativa e la terapia cellulare per le arteriopatie non rivascolarizzabili, che ha attirato chiamate da tutta Italia. "L’obiettivo – conclude Frosini – è lo stesso ogni giorno: dare al paziente la soluzione più efficace, meno invasiva e più sostenibile possibile. Perché dietro ogni arteria c’è una persona. E ogni percorso va cucito con rispetto, conoscenza e precisione".

Michela Monti