REDAZIONE PISTOIA

Un luogo per Ramelli. L’Isrpt critica il Comune: "Una scelta identitaria"

Fa discutere la proposta avanzata dalla Lega e approvata a maggioranza "Comunità non coinvolta". Cerdini replica: "Dispiaciuta per le tensioni".

Cinzia Cerdini (Lega)

Cinzia Cerdini (Lega)

La proposta, avanzata (e poi approvata) dalla Lega in Consiglio comunale, di intitolare un luogo della città di Pistoia alla memoria di Sergio Ramelli, ha fatto immediatamente discutere la politica, con maggioranza e opposizione che si sono rimbeccate con toni piuttosto duri. A prendere posizione sulla questione è stato l’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea, che in una lettera aperta indirizzata non solo ai partiti ma anche ad associazioni, cittadini e sindacati, ha posto l’accento su due aspetti considerati problematici.

Il primo è di metodo. "La discussione che ha portato a questa decisione è rimasta confinata all’interno della macchina comunale" scrive nella lettera l’Isrpt, "che non ha coinvolto gli attori di diversa natura operanti sul territorio", di fatto quindi escludendoli dalla discussione, a partire dal Cudir. Il secondo problema, continua l’Isrpt, è di merito: "Sì è scelto Sergio Ramelli come icona di tutta la violenza politica nella storia repubblicana, e nel dibattito in Consiglio comunale è stato richiamato il valore simbolico di votare la mozione il 7 luglio, data dell’uccisione di un altro militante dell’MSI negli anni Settanta". Tuttavia, spiega l’Istituto, il 7 luglio è anche la data della strage di Reggio Emilia. "Una dimenticanza che, date le circostanze, non può non apparire come rivelatoria del fatto che più che di storia e memoria il tema della discussione in Comune sia stata l’identità".

Secondo l’Isrpt la scelta di Ramelli "taglia fuori tutta la memoria dei militanti antifascisti vittime della violenza politica". "Più che favorire una riflessione critica sul passato e la costruzione di una visione non violenta dell’agire politico" la scelta va "nella direzione di favorire una distorsione prospettica sulla storia italiana e favorire la costruzione di pratiche memoriali identitarie" scrive l’Istituto, secondo il quale sarebbe opportuno coinvolgere la città nelle scelte legate alla memoria.

"Quando si tratta di memorie non pacifiche, che richiedono una riflessione ampia, si preferisce portare avanti una memoria di parte, in pratica adottando due pesi e due misure, senza una discussione pubblica costruttiva" afferma il direttore dell’Isrpt Stefano Bartolini. "La memoria pubblica da sempre è riflesso di certe azioni o spinte politiche o culturali, e in questo caso a noi sembra che la scelta della maggioranza non vada nella direzione di parlare effettivamente della violenza di quegli anni ma verso esigenze di carattere più politico. Ci è sembrato un modo di procedere non condivisibile".

Immediata la replica di Cerdini: "Sono sinceramente dispiaciuta per il clima di tensione e per i malumori che si sono generati attorno a questa iniziativa. La proposta è nata in spirito di umiltà, senza alcuna intenzione di provocare o dividere. Credo che sarebbe auspicabile, soprattutto quando si parla di memoria e di storia condivisa, non vedere subito del male nelle azioni altrui. Spesso dietro un gesto c’è semplicemente il desiderio di aprire uno spazio di riflessione, non di contrapposizione".

Corrado Ciampi