"La ’zona rossa’ per funzionare ha bisogno di presidio h24: serve incentivare i Centri di rimpatrio per chi delinque, considerando la sicurezza una piaga da sconfiggere con ogni mezzo. Soprattutto mi auguro che il coraggio di denunciare, di intervenire, e di non girarsi dall’altra parte torni a essere la base nel nostro convivere civile". Lo ha dichiarato la capogruppo della Lega, Susi Giglioli (nella foto), a proposito dell’aggressione compiuta da un trentenne straniero già noto alle forze dell’ordine ai danni di un ragazzo di diciassette anni, nei pressi del Piazzale.
Un episodio verificatosi sabato scorso, poco ore dopo l’annuncio della sindaca Francesca Giannì in merito all’applicazione dell’art 2 Tulps che ha portato alla disposizione di diciannove ordini di allontanamento da Castello nei confronti di altrettanti soggetti. Ed è anche su questo che Giglioli ha posto l’accento. "Tre i punti critici che emergono da questo ennesimo episodio: il primo è che la ’zona rossa’ non funziona: senza sorveglianza effettiva 24 ore su 24, si trasforma in un’etichetta propagandistica più che in uno strumento reale di tutela. L’aggressione è avvenuta in piena ’zona rafforzata’ e in un orario in cui i cittadini hanno pieno diritto di muoversi liberamente e in sicurezza – ha attaccato – il secondo è che il soggetto aggressore è noto alle forze dell’ordine. Si tratterebbe di una persona straniera, recidiva, che però non risulta tra i 19 allontanati. Questo dimostra come l’elenco non affronti il vero problema della sicurezza urbana".
Ma poi c’è anche una critica più profonda alla società. "Il terzo punto è l’omertà – conclude Giglioli –: il giovane, durante l’aggressione, ha chiesto aiuto gridando di contattare le forze dell’ordine che evidentemente non si trovavano sul posto. Nessuno è però intervenuto e questo è un segnale gravissimo: l’omertà inizia a radicarsi anche qui, ed è un terreno fertile per chi pensa di poter agire impunemente. Serve un cambio di passo".