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La crociata per le donne invisibili: "Contro i rischi si impari a fare rete"

FIRENZE "Noi siamo state coinvolte solo nella fase iniziale della ricerca di Denisa, dopo la denuncia di scomparsa da parte della...

Il casolare degli orrori in via delle Panteraie a Montecatini Terme (. Foto Goiorani

Il casolare degli orrori in via delle Panteraie a Montecatini Terme (. Foto Goiorani

FIRENZE "Noi siamo state coinvolte solo nella fase iniziale della ricerca di Denisa, dopo la denuncia di scomparsa da parte della madre che ci ha contattate. Poi tutto si è svolto a livello di investigazione della Procura di Prato". Oggi anche Emanuela Zuccagnoli, presidente di Penelope Toscana, la delegazione locale dell’associazione nazionale che sostiene i familiari delle persone scomparse, segue attraverso i giornali l’evolversi del caso Denisa Maria Paun e Ana Maria Andrei, le due donne romene uccise e fatte a pezzi dal connazionale, reo confesso, Vasile Frumuzache. Anche se la scintilla è partita proprio da loro, che per prime hanno diffuso la foto della 30enne, quella che si scoprirà essere la seconda delle due escort assassinate.

La domanda che ricorre è se ci siano altre donne scomparse che possano aver fatto la stessa fine, magari proprio per mano dello stesso killer o di eventuali complici, visti anche i macabri ritrovamenti fatti alcuni giorni fa: una vertebra e una ciocca di capelli nel terreno vicino all’abitazione di Frumuzache e un paio di slip nella zona delle Panteraie, dove l’omicida ha lasciato i corpi delle due ragazze.

"Mi è stato chiesto parecchie volte se come associazione si conoscano altri casi di questo genere ma Penelope Toscana non ne conosce perché non tutte le denunce arrivano – risponde Zuccagnoli – Un certo target di età e di professionalità: se si pensa alla gestione della situazione da parte di terzi è chiaro che non si va a denunciare. O lo di fa meno che in altri".

Come presidente di Penelope Toscana quale messaggio vuole lanciare? : "Che queste donne facciano rete tra di loro, sia che poi la cosa sia gestita da terzi o da un’organizzazione interna. Che ci sia una presa di coscienza, di responsabilità dei rischi non solo per donne come Denisa o come Ana, ma anche per tutte quelle persone ad esempio trans che fanno la stessa attività. Non dimentichiamoci - aggiunge - che lo scorso anno c’è stata una donna trans uccisa da un cliente (la 54enne Flavia Mello Agonigi, uccisa a Pontedera nell’ottobre scorso, ndr). In questo caso la cosa sembrerebbe essersi sviluppata diversamente ma anche io lo seguo dalla cronaca locale".

In Toscana, da una relazione pubblicata dall’ufficio del commissario straordinario per le persone scomparse, ad aprile 2025 ci sono più di 50 corpi non identificati, non si sa se di uomini o donne. "Se è stata fatta denuncia di scomparsa la procura lo sa - continua Zuccagnoli - È stato detto che siano cinque (le possibili vittime di Vasile Frumuzache o di un racket di prostituzione di cui questo farebbe parte, ndr) e se è venuto fuori un numero così preciso è perché risalgono a certe denunce. Anche di Ana era stata fatta denuncia, però ecco su certe situazioni non si dà un proseguo. Se su Ana fosse stato dato un seguito forse si sarebbe arrivati prima a questa situazione. Questo caso preme all’opinione pubblica perché c’è questa situazione se è un killer seriale, se non lo è, se è un mandante, sono state fatte tante tante ipotesi, però la prima cosa che mi da pensiero è che comunque, al di là della loro professione, sono donne e devono imparare ad auto proteggersi in qualche situazione".

Sono migliaia le persone che ogni anno entrano nel nostro Paese, che arrivano in Italia anche illegalmente. "Allarghiamo il discorso, pensiamo alle minori non accompagnate che si sospetta sempre che arrivino qui per qualche altro scopo: se si vanno a vedere le statistiche di quanti sono i minori in Italia scomparsi l’80% sono minori non accompagnati di cui non si sa più nulla e chissà che non ci siano anche queste ragazzine arrivate per altri “usi“".

Penelope Toscana in che modo aiuta chi denuncia la scomparsa di un familiare o di un amico? "Noi sosteniamo i familiari in primis, poi accompagniamo le forze dell’ordine magari a trovare la verità se ci arrivano delle delle segnalazioni, perché magari qualcuno invece di telefonare alla polizia preferisce chiamare noi. Allora le raccogliamo e poi le indirizziamo alle forze dell’ordine. Però, ecco in primis la nostra missione è sostenere le famiglie".

Marianna Grazi