IRENE PUCCIONI
Cronaca

Il precedente 20 anni fa: "Coltellate mortali difficili da dimenticare"

Don Guido Engels ricorda il delitto-suicidio di Ponzano

Il dirigente del commissariato di polizia di Empoli, Giancarlo Cosoli, in viale Buozzi Tommaso. Gasperini/FotocronacheGermogli

Il dirigente del commissariato di polizia di Empoli, Giancarlo Cosoli, in viale Buozzi Tommaso. Gasperini/FotocronacheGermogli

EMPOLISono passati poco più di venti anni, ma don Guido Engels, proposto di Empoli, se lo ricorda ancora molto bene quell’omicidio e tentato suicidio che scosse la comunità empolese. Un precedente che torna purtroppo attuale e sconvolge. Era la metà di agosto del 2004. Il teatro dell’orrore è un piccolo terra-tetto nel quartiere di Ponzano. "Il marito — ricorda don Engels – accoltellò mortalmente la moglie perché disperato per il morbo di Alzheimer che da anni devastava la serenità dell’amata moglie. Dopodiché cercò di fare altrettanto colpendo se stesso all’addome con lo stesso coltello. Fu l’arrivo della badante a scoprire quello che era successo. Venendo a sapere quello che è successo nelle scorse ore in viale Buozzi, purtroppo, mi viene in mente la tragedia di venti anni fa. Quando un evento importante, come una grave malattia, irrompe e destabilizza una certa quotidianità può provocare dei grossi turbamenti in chi deve gestirla. Non sempre è facile cogliere i segnali".

Anche l’associazione Lilith appresa la tragica notizia della morte della donna ha espresso una riflessione. "Alcune delle narrazioni di cronaca su questi fatti associano l’uccisione della vittima con motivazioni di carattere sanitario: “la donna era malata da tempo” … come se questo giustificasse e rendesse il gesto meno inaccettabile. Di fronte a casi che ci toccano da vicino è naturale il bisogno di comprendere i motivi, che però vanno ricercati in aspetti di carattere sociale e culturale. Purtroppo nei casi di femminicidio così come nei reati connessi alla violenza di genere, spesso assistiamo al ribaltamento delle responsibilità, dall’autore alla vittima. “Lei lo aveva respinto”, “Lui la riempiva di regali”, “Perché non lo aveva denunciato?”, “Doveva essere disperato”, “Era malata da tempo…” e così via… E quindi rimaniamo di fatto indifferenti nei confronti del dilagare incessante della violenza contro le donne. Nel mentre, verifichiamo che la forbice relativa all’età delle vittime si sta allargando. Viene uccisa la quattordicenne così come la ultraottantenne, talvolta con indicibile crudeltà nell’accanimento contro un corpo già inerte".

Per l’associazione Lilith siamo di fronte ad una vera e propria emergenza sociale. "Siccome le ragioni antiche per cui questa strage si compie sono di tipo culturale, attengono alla cultura ancora dominante, condizionano tuttora il modello di relazioni uomo-donna che si intrecciano ad ogni età, dobbiamo una volta per tutte dirci che l’unica vera arma è la prevenzione. E una prevenzione davvero finalizzata a promuovere il rispetto reciproco e relazioni positive la possiamo intraprendere solo con una convinta, non occasionale ma sistematica, battaglia culturale. Ad una tragedia di matrice sistemica e strutturale deve corrispondere una battaglia culturale altrettanto sistemica e strutturale. A partire dai luoghi deputati all’educazione dei futuri cittadini e cittadine: la famiglia e la scuola.Si può fare. Se vogliamo davvero vincere la violenza di genere, questa è l’unica strada".