
di Carlo Baroni
PISA
Nel proseguo del processo, si apprende, anche qualcuno degli imputati, potrebbe sottoporsi all’esame in aula. Ma prima sfileranno ancora testimoni: da quelli del pubblico ministero Eligio Paolini, a psicologi, soggetti che a vario titolo di sono occupati del contesto familiare della minore e altri testimoni della difesa. Al centro del processo – nel quale sono contetsati reati molto gravi – c’è una storia complessa. Che vede i genitori di una ragazzina – all’epoca dei fatti di appena 13 anni, oggi però quasi ventenne – , e un altro uomo, imputati in concorso di violenza sessuale ai danni di una minore di 14 anni. Anche se è decaduto, emerse alla scorsa udienza, il reato di induzione alla prostituzione a carico dei genitori quando si presumeva che la coppia avesse dato il consenso alle "attenzioni proibite" sulla bambina in cambio di ricariche telefoniche e regali di modesto valore.
Ieri l’istruttoria si è concentrata sulle indagini, gli apporfondimenti, i colloqui tra i soggetti allora indagati e oggi imputati – dei quattro iniziali una posizione è stata definita con rito alternativo – e le intecettazioni. Il collegio del tribunale di Pisa, ha sentito l’operante della Squadra Mobile che ha ripercorso la lunga e complessa attività che venne svolta. La vicenda emerse nel 2015, quando la ragazzina aveva 15 anni, ma le indagini condotte dalla Mobile pisana e coordinate dal pm della Dda fiorentina, avrebbero accertato un quadro di eventi avvenuti nei due anni precedenti e che "parlerebbero" – secondo l’accusa – di approcci di adulti con la minore facendo in qualche modo emergere come gli stessi genitori fossero a conoscenza del fatto e avessero addirittura dato il consenso. Una storia in cui i social, contati on line tra due uomini e intercettazioni anche ambientali avrebbero un ruolo importante. Una vicenda che il dibattimento, è chiamato a mettere a fuoco, setacciando anche quel contesto problematico familiare che in gran parte emerse nella fase delle indagini e in sede di interrogatori. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Cristina Baglivo di Firenze e Bernardo Polese del foro di Pisa.