ILARIA VALLERINI
Cronaca

"Fine vita: rete di protezione per il paziente"

Un importante convegno promosso da Monasterio, Asl Toscana nord ovest e Scuola Superiore Sant’Anna, si è svolto ieri nella sala...

Un importante convegno promosso da Monasterio, Asl Toscana nord ovest e Scuola Superiore Sant’Anna, si è svolto ieri nella sala...

Un importante convegno promosso da Monasterio, Asl Toscana nord ovest e Scuola Superiore Sant’Anna, si è svolto ieri nella sala...

Un importante convegno promosso da Monasterio, Asl Toscana nord ovest e Scuola Superiore Sant’Anna, si è svolto ieri nella sala convegni dell’Hotel Tower Plaza, in via Caduti del Lavoro 46 a Pisa, per parlare del fine vita nei pazienti con scompenso cardiaco. Sono intervenuti i cardiologi e gli infermieri della Monasterio, i medici di medicina generale e i medici palliativisti della Asl Toscana nord ovest.

In questo stadio - il fine vita - l’approccio cambia radicalmente ed è teso a governare la qualità di vita da una parte e la qualità di morte dall’altra, con un supporto al paziente, ma anche ai suoi familiari e caregivers. "L’intento - dichiara Sara Guerrieri, infermiera di Monasterio e promotrice del convegno - è capire come sia possibile identificare gli strumenti per affrontare le criticità sia nella gestione ospedaliera, sia in termini di continuità di cura tra ospedale e territorio, al fine di poter accompagnare i malati in questo percorso al proprio domicilio o in strutture adeguate come l’hospice".

"Il medico di medicina generale, da sempre vicino alle necessità del paziente e dei suoi familiari è centrale - afferma Serena Batini, Direttrice della Casa della Salute di Pisa - nella definizione del percorso del paziente con scompenso in questa fase delicata della sua vita".

"Quando non c’è più niente da fare c’è ancora molto da fare – questa la dichiarazione di Michele Emdin, Direttore del Dipartimento Cardio-toracico di Monasterio e Coordinatore del Centro di Ricerca Interdisciplinare Health Science della Scuola Sant’Anna - Si tratta di aumentare la consapevolezza del problema nella classe medica e tra i professionisti sanitari e di disegnare i percorsi che creino una rete di protezione per il paziente tra l’ambiente ospedaliero e quello domiciliare".