REDAZIONE PISA

Una trivella da 300mila euro inviata da San Miniato all’Africa

Iniziativa del Movimento Shalom in collaborazione con Acque Spa. Tanti i volontari che si sono. adoperati nell’impresa

Il Covid non ferma il ponte umanitario tra San Miniato e l’Africa. Segnatamente il Burkina Faso dove l’emergenza acqua è questione annosa. "Ancor più oggi con il Covid è sempre più urgente garantire l’accesso all’acqua a tutta la popolazione", dicono i dirigenti del movimento Shalom guidato da don Andrea Cristiani. Così, grazie anche all’impegno di un volontario sanminiatese – Luciano Campinoti, un autentico pioniere del progetto "Acque" (nella foto in una delle tante missioni)– una nuova trivella, restaurata e funzionante, con due camion, compressore e tutte le attrezzature necessarie per la realizzazione di pozzi artesiani in Africa, è in partenza per il Burkina Faso.

"Abbiamo caricato e trasportato al porto di Genova la parte fondamentale di questo progetto, da qui via nave arriverà in Togo nel porto di Lomè e poi via terra per 1500 chilometri fino a Banfora in Burkina Faso – spiega il movimento –. L’operazione è stata possibile grazie al contributo della Fondazione “Aurora”, ad Acque Spa, a un generoso donatore che vuol restare anonimo e naturalmente dal Movimento Shalom. Si ringrazia in modo particolare per l’apporto tecnico il volontario Shalom Luciano Campinoti, l’azienda Valiani e Lisandro Santini". L’ottava unità di perforazione ( la prima fu inviata nel 1995) ha un valore di oltre 300 mila euro e sarà gestita in loco dall’Ocades di Banfora, una azienda appositamente formata per la realizzazione di pozzi, con la supervisione del Movimento Shalom. La mobilitazione per portare acqua è quindi in pieno svolgimento nonostante le difficoltà causate dalla pandemia in tutto il mondo.

Molti infatti sono i bambini, ma anche gli adulti, malati di diarrea o di altre infezioni dovute all’acqua contaminata. Inoltre sono spesso le donne che ogni giorno percorrono a piedi lunghe distanze dal villaggio al pozzo più vicino, trasportando sulla testa l’acqua in taniche. E’ un latro capitolo di questa lunga cooperazione internazionale, strategica per quelle popolazioni spesso dimenticate che invece consente loro crescita economica e culturale e di rimanere a vivere nella propria terra.

C. B.