Una storia che se ne va: in Corso chiude Fiaschi

Negozio conosciutissimo che ha servito (anche) generazioni di studenti. Ha inventato un metodo per puntellare la feluca secondo la tradizione

La vetrina di «Fiaschi» chiusa in Corso Italia

La vetrina di «Fiaschi» chiusa in Corso Italia

Pisa, 4 giugno 2023 – "Se ne va un altro pezzo di storia della città" commenta così, un utente, sotto un post pubblicato sui social in cui si vede il negozio Fiaschi, in Corso Italia, mentre viene smantellato. La storica bottega che per generazioni ha fornito studenti e militari e pisani di feluche, il cappello universitario goliardico, di articoli militari, drappelli, spillette borse e quant’altro, ha chiuso i battenti. A confermarlo a La Nazione è Silvia Banti, nipote di Giulio Fiaschi, lo storico commerciante che aprì il negozio più di cento anni fa e che però rassicura: "La chiusura è frutto di una scelta personale di mia cugina, che lo gestiva, e che ha deciso di andare in pensione. Non ci sono complotti o assurdità varie lette su internet – promette Banti -. La ditta Fiaschi comunque continua, nel punto vendita di via di Gello, dove sono stati spostati tutti gli articoli in vendita". La chiusura comunque di quello spazio, nella promenade dello shopping di Pisa, è un colpo al cuore per molti.

"È stato emozionante anche per noi – commenta Silvia Banti -. Ricordo sempre io e mia sorella, con lo zio Alberto e mio babbo Paolo, i due fratelli Fiaschi. Da piccoli non vedevamo l’ora di andare in Corso Italia, dove ci mettevamo dietro al bancone a far finta di vendere ai clienti, poi noi abbiamo preso la strada dello studio". Ma i ricordi rimangono, le Feluche, i "ciondolini" da appendere al cappello universitario oppure l’usanza goliardica di tagliare la punta della Feluca. "Lo zio Alberto, insieme a mio padre, adottarono la tecnica di girare la punta al contrario e di fermarla con una stellina" spiega Banti. Ricordi condivisi da tanti. "Mi dispiace – scrive una pisana sotto al post, che ha raggiunto centinaia di reazioni in poche ore -. Il mio nonno ci comprava i Borsalino, il mio ragazzo le sciarpe del Pisa, ed io il tradizionale cappello dell’università di Pisa al quale si tagliava subito la punta, unica università a farlo, per ricordare gli studenti pisani che combatterono a Curtatone e Montanara, e che dovettero tagliare le punte dei cappelli per poter prendere la mira, contro gli austroungarici". Un posto unico, conosciuto da tutti. "Mio padre era paracadutista – scrive un utente -. Abbiamo fatto il solco in Corso Italia tra berretti, mostrine, nastrini e bottoni". "Il negozio fu aperto prima da mio nonno Giulio – ripercorre a memoria la storia Silvia Banti -. Poi subentro lo zio Alberto insieme a mio babbo, Paolo. Strada facendo decisero di aprire un’altra sede in via di Gello, Abbiamo tutti una cera età, ma devo dire che il mio babbo l’anziano della famiglia è quello che tiene ancora in piedi la ditta".