
"La chiesa dei Cavalieri è stata chiusa su ordine del demanio dello Stato, attraverso una Pec, perché c’è il rischio che il tetto fosse in pericolo. Si è pure appreso che da 5 anni la Soprintendenza avrebbe dovuto ispezionarlo e decidere se e come metterlo in sicurezza. A questo punto l’unica cosa che abbiamo dovuto fare è chiuderla, con la richiesta di riconsegnare le chiavi". Questo era il grido di dolore lanciato dal vescovo Giovanni Paolo Benotto, in un’intervista a La Nazione del 30 giugno scorso, sullo stato di salute (tutt’altro che confortante) del patrimonio artistico religioso. Un grido d’allarme seguito da una precisazione che, oggi (dopo la formale restituzione del bene allo Stato) inquieta perfino di più delle condizioni in cui versa la chiesa, che forse per importanza è il secondo monumento cittadino: "Toccherà all’ente proprietario pensare al restauro strutturale". Il timore di molti, quindi è che a causa di mancanza di risorse statali e lungaggini burocratiche la chiusura della chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri rimanga serrata per chissà quanto tempo. Progettato da Giorgio Vasari, l’edificio di culto è stato consacrato il 21 dicembre 1569.
Da un decennio la chiesa soffre periodicamente di "acciacchi" che le hanno permesso di essere aperta soltanto a singhiozzo e, negli ultimi 40 ha potuto continuare a vivere soprattutto grazie all’impegno di monsignor Aldo Armani, che per trent’anni ne è stato rettore, prima di lasciarla definitivamente nel 2015. Le sue parole consegnate a La Nazione, e rilette oggi, suonano profetiche. Si era appena concluso, grazie a un contributo della Fondazione Pisa, il restauro di parte della copertura danneggiata da infiltrazioni d’acqua che già avevano colpito la pala lignea raffigurante la Lapidazione di Santo Stefano, dipinta dal Vasari (e restaurata con un finanziamento da Esselunga). "Non ho mai ricevuto - disse Armani a La Nazione - donazioni da parte di nessuno per mantenere aperta la chiesa, neppure nei giorni dell’emergenza. Solo un amico industriale mi fece avere 5 mila euro dopo che il fulmine mi aveva fatto danni per 15 mila. Altrimenti ho sempre fatto tutto con le offerte delle messe domenicali. Da quando si è diffusa la notizia delle mie dimissioni e che il monumento rimarrà chiuso ho ricevuto un’unica telefonata da una collaboratrice del sindaco (allora era Marco Filippeschi, ndr) in cui mi si chiedeva se era vero che volevo lasciare. Poi il silenzio. Altro segno che del destino della chiesa dei Cavalieri interessa relativamente poco". Otto anni dopo Santo Stefano dei Cavalieri serra di nuovo il suo portone chiudendo agli occhi del mondo lo scrigno di tesori che custodisce. Chissà per quanto.
Gab. Mas.