Test Medicina posticipati: "Un esercito di studenti. Impossibile accoglierli. Mancano le strutture"

Il professor Emanuele Neri, presidente della Scuola dell’Ateneo pisano "Nei giorni 11, 16, 17 e 18 maggio organizzeremo un evento di orientamento".

Test Medicina posticipati: "Un esercito di studenti. Impossibile accoglierli. Mancano le strutture"

Test Medicina posticipati: "Un esercito di studenti. Impossibile accoglierli. Mancano le strutture"

di Mario Ferrari

La commissione Istruzione del Senato ha dato il primo ok al test d’ingresso a medicina posticipato di sei mesi. Una proposta che trova parere contrario da parte delle istituzioni universitarie, tra cui la Conferenza dei rettori e la conferenza dei presidi. Il professor Emanuele Neri, presidente della Scuola Interdipartimentale di Medicina dell’Università di Pisa, della questione parlò in audizione alla VII Commissione del Senato a gennaio.

Professor Neri, perché è contrario alla proposta?

"Perché di fatto non elimina il test di medicina, ma lo posticipa dopo il primo semestre. E soprattutto perché l’accesso incontrollato non è assolutamente sostenibile dalle Università".

In che senso?

"Noi abbiamo al momento nel corso di laurea in medicina 2039 studenti di cui 330 al primo anno, 280 al secondo, 289 al terzo, 276 al quarto, 271 al quinto e 223 che frequentano il sesto anno, oltre a 370 fuori corso. Ai test di aprile 2023 parteciparono 2031 candidati, e oltre 2600 a luglio. Con questa nuova proposta, fino ad aprile del primo anno avremmo in media oltre 2mila studenti: non abbiamo le strutture, la logistica e le aule per accogliere questi numeri. Ma soprattutto il rapporto docenti-studenti non è sostenibile! Poi si aggiunge un altro problema...”

Dica.

"Questa proposta è una modifica del cosiddetto modello alla francese, laddove in Francia il test d’ingresso viene fatto dopo un anno e non dopo sei mesi. In Francia, durante l’anno accademico gli studenti sono valutati attraverso dei test a risposta multipla e quindi i docenti, non hanno un contatto diretto con gli studenti durante l’esame. Ma a parte questo rischio, si aggiunge...".

Prego.

"Che ci saranno molti iscritti al primo semestre e pochi posti in proporzione, con la conseguenza che migliaia di giovani perderanno un anno di studi. Un danno per loro stessi e per le famiglie che li dovranno sostenere economicamente".

Qualcuno però potrebbe dire ‘sopravvivono i migliori’

"Sì, se non fosse che la selezione tramite quiz non permette di scegliere davvero i migliori. Il sistema proposto posticipa di un semestre la selezione effettuata con l’attuale sistema a numero chiuso. La Conferenza dei Rettori aveva proposto di continuare con l’attuale sistema e organizzare dei corsi preparatori al test, gestiti dalle Università, per dare a tutti gli studenti l’opportunità di sostenere il test con la stessa preparazione. In questo modo si potrebbe anche effettuare un filtro sulla reale predisposizione alla carriera di medico chirurgo".

Però la concorrenza del privato, le paghe migliori all’estero e la necessità di risorse umane sono un problema.

"Il problema vero è la scelta delle specializzazioni. Ci mancano medici dell’emergenza, anatomo-patologi, radioterapisti (per fare alcuni esempi) e nell’arco di 5 anni non avremo più chirurghi: sono specialità divenute poco attrattive. Bisogna mettere in atto un programma di orientamento dei laureati in medicina verso le specializzazioni dove c’è carenza".

Lei ha delle soluzioni?

"Come Scuola di Medicina, faremo l’11, 16, 17 e 18 maggio un evento di orientamento per gli studenti di medicina. Vanno trovate strategie per mantenere i nostri medici nel servizio sanitario nazionale: gli operatori sanitari sono sottopagati per i rischi che corrono".