REDAZIONE PISA

Tentata truffa di 4mila euro ai danni della scuola delle suore In due finiscono a processo

Per l’accusa, in due, tentatrono di mettere a segno una truffa da quattromila euro ai danni della scuola dell’infanzia del Sacro Cuore di Capannoli gestita dalle suore. E in che modo l’ha raccontato suor Giuseppina, nel 2017 direttrice della scuola, deponendo in aula davanti il giudice. La religiosa ha racconattro che una mattina ricevette la telefonata di una donna che sosteneva che l’istituto era stato destinatario di un bonifico di 4mila euro della Regione inviato per errore, e che quindi l’importo doveva esere resituito. La suora ha spiegato il suo iniziale smartrimento, così come ha sottolineato l’insistenza di quella voce al telefono che nella stessa giornata si sarebbe fatto poi viva più volte per sollecitare. Tant’è che con un sms sarebbe arrivato l’iban su quale effettuare il bonifico ed il nome dell’istestatatria del conto.

La religiosa ha raccontato come si attivò subito per fare le verifiche anche attraverso la banca e del bonifico di cui aveva parlato al telefono con quella donna non c’era assolutamente traccia. "Capìi che si trattava di una truffa", ha detto la suora, spiegando che si rivolse immediatamente ai carabinieri. Sul caso scattarono le indagini: dall’sms non fu difficile per gli inquirenti risalire al numero e quindi all’intestatario della sim. La traccia portò i carabinieri a Siracusa: furono identificati un uomo e una donna che ora sono finiti a processo, a vario titolo, per tentata truffa in concorso e sotituzione di persona: si tratta di Katia Genovese, 45 anni e di Dario Regoli, 47 anni, difesi dall’avvocato Fabrizio Bianchi del foro di Pisa.

"Mai visto queste persone – ha concluso la suora – per me fu solo una voce al telefono di una donna che non si qualificò con nome e conognome". Il giudice ha sentito poi il carabiniere che si occupò delle indagini. Il processo dovrà chiarire se gli imputati sono realmente i soggetti che, in concorso, hanno tentato di truffare le suore. Il militare ha specificato che quell’utenza telefonica non era stata oggetto oggetto di smarrimento o di furto. Ma dovrà chiarire anche se si può escludere, oltre ogni ragionbevole dubbio, che in quella circostanza l’utenza non sia stata usata da altri non identificati.

Carlo Baroni