
Il virus non smetterà certo di circolare per le feste, né si farò polvere quando la Toscana indietreggerà nella zona gialla. Le festività natalizie dettate da una pandemia che è ancora in corso e che ha ridotto le curve di contagio grazie all’effetto delle chiusure, saranno scandite dalle regole che indirizzano le vite di tutti dallo scoppio della tempesta epidemiologica: si indossano le mascherine, si evitano assembramenti, cenoni o brindisi affollati sotto lo stesso tetto, si rispetta il distanziamento e, se necessario, si indossa la mascherina pure fra le quattro mura domestiche. Stare alle regole come una mission, un imperativo categorico dal quale non si può prescindere. Ne è convinto il dottor Paolo Carnesecchi, alla guida della rianimazione dell’ospedale Lotti di Pontedera.
Dottor Carnesecchi, a metà novembre, in un video-appello, consigliava di indossare le mascherine anche in casa. Regola valida e da rimarcare anche in vista del Natale?
"Se necessario, sì. Ma è fondamentale fare una premessa doverosa".
Prego.
"La prima regola è stare appunto alle regole che conosciamo da mesi, rispettare i dettami governativi e regionali con scrupolosa attenzione. Il momento è difficile perché il Natale è grande socialità. Ma non mandiamo all’aria i sacrifici di mesi e mesi. Abbiamo in mano poche e semplici regole da rispettare, che devono valere per le feste di Natale come in tutti gli altri giorni. Indossiamo la mascherina, igienizziamo spesso le mani, evitiamo ogni tipo di assembramento. Sono regole per evitare che le persone finiscano in rianimazione con una polmonite interstiziale".
Crede che un Natale con le relazioni familiari e sociali ridotte all’osso possa rappresentare l’ultimo sacrificio da affrontare?
"È quanto spero davvero, pur essendo, e questo è comprensibile, un sacrificio di natura imponente. Le raccomandazioni riguardano soprattutto la tutela degli anziani e delle persone più fragili, perché questa malattia, e va sempre ricordato, è lunga e complessa. Mi riferisco ovviamente alla parte di mia stretta competenza per quanto riguarda il trattamento in terapia intensiva.
Ma c’è un altro punto da mettere in chiaro: il vaccino ormai non è più un’ipotesi lontana, e per questo dico e ripeto: stiamo concentrati, non vanifichiamo gli sforzi fatti finora da tutti, da noi sanitari e dai cittadini. Non dimentichiamo, poi, che il Covid è un virus subdolo che si insinua facilmente in una casa, che passa con velocità di familiare in familiare, e per questo le precauzioni rimangono fondamentali".
Lei ha fatto riferimento al vaccino: è uno spiraglio concreto, visibile, e soprattutto vicino dopo il grande cono d’ombra che ha investito il 2020?
"La luce in fondo al tunnel c’è. Penso al vaccino, ma anche agli anticorpi monoclonali: soluzioni che adesso possiamo iniziare a scorgere in maniera più chiara e distinta".
Ilenia Pistolesi