"Giù le mani dalle spiagge libere del litorale pisano, da quelle marinesi e da quelle del Calambrone". Lo chiede l’associazione Città ecologica. Il presidente Pierluigi D’Amico avverte che il Governo sta per "aggirare" la Bolkestein proponendo alla Commissione Europea di mettere a concessione altre spiagge (quelle libere). "Qualsiasi cittadino pisano vi dirà che di spiagge libere ce ne sono pochissime. Sono sempre più risicate e ricavate, o meglio soffocate tra uno stabilimento balneare e l’altro. E non solo: avere altri stabilimenti là dove non dovrebbero esserci significa costruire altre opere di protezione degli stessi, opere idrauliche costose e che pescheranno nelle tasche dei cittadini".
Il nostro litorale ha circa 93mila metri quadrati di spiaggia libera ma in questo computo vengono messe anche le cinque spiagge di ghiaia. Poi ci sono i 32mila metri quadrati di spiagge libere del Calambrone (dalla Colonia Regina Mundi allo Scolmatore). "Le spiagge di ghiaia sono opere di protezione e quindi non dovrebbero essere oggetto di concessione. Il Calambrone ha già grossi problemi erosivi che si accentueranno con la Darsena Europa".
Cosa vorrebbe fare, secondo lei, il governo con conseguenti ricadute sul nostro litorale?
"Aumentare il numero di spiagge in concessione e rimettere in gara anche quelle già in gestione, garantendo però una corsia preferenziale e delle possibili forme di compensazione dei costi affrontati per gli investimenti agli attuali titolari. Sembrano queste le direttrici sulle quali il governo intende muoversi nella trattativa con la Commissione Europea, che chiede con forza e da anni che venga finalmente applicata la direttiva Bolkestein nella regolamentazione dei litorali italiani".
Un colpo al cerchio ed una alla botte, un contentino un po’ per tutti.
"Sono strade per La Città ecologica improponibili. Vanno contro ogni logica di interesse pubblico. Non è pensabile ridurre ulteriormente le coste lasciate alla libera fruizione dei cittadini. Occorre comunque escludere da qualsiasi nuova concessione o rinnovo tutte le coste in erosione. Non ha senso dare in concessione queste coste per poi vedersi chiedere dai concessionari costosissimi interventi di difesa del bene avuto in concessione. Costi che ricadono ovviamente in maggior parte sui fondi pubblici".
Quali secondo voi dovrebbero essere le priorità in tema di litorale?
La priorità a nostro avviso, non può che essere data alla elaborazione di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici per le coste, come fanno tanti paesi europei e non. Il previsto innalzamento del livello del mare da 1 a 2,5m al 2100 dovrebbe far escludere a qualsiasi governo con un minimo di razionalità di dare nuove concessioni o di rinnovare quelle esistenti".
Che appello lancia alle istituzioni locali?
"L’agire di Regione, Provincia e Comune deve essere improntato alla tutela dell’interesse pubblico. Si deve prendere di esempio Paesi come la Francia dove si fa ‘arretrare’ l’abitato e non come da noi dove si vorrebbe mettere altre costruzioni in riva al mare".
Carlo Venturini