
Bagnanti sul nostro Litorale L’estate sta iniziando e con lei la stagione del mare (foto Valtriani)
E’ un’invasione silenziosa quella delle specie aliene colonizzatrici del nostro mare che ogni anno minacciano la nostra biodiversità. Sono circa 40 le specie di macroinvertebrati alieni individuate fino ad oggi nel Porto di Livorno da un team di studiosi del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano di cui sono referenti i professori Alberto Castelli e Claudio Lardicci (Dipartimento di Scienze della Terra).
Jonathan Tempesti, assegnista del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano, come siete giunti a questa scoperta? "E’ il risultato di una serie di studi realizzati negli anni sui macroinvertebrati che viaggiano attraverso il cosiddetto ‘fouling’: incrostazioni presenti sulle banchine o sulle chiglie delle navi che sono uno dei principali vettori di diffusione delle specie aliene. Abbiamo individuato una discreta presenza di queste specie nello scalo labronico. Ci aspettavamo di trovarle principalmente nella parte commerciale, invece si concentrano prevalentemente nella parte turistica, un pattern che si ripete anche in altri grandi porti come Olbia e Bastia".
Perché? "L’habitat nella parte turistica di un porto sembra essere più adatta ad ospitarle. I motivi sono ancora da chiarire, ma al momento tra le principali ipotesi formulate figura la quantità di sostanza organica presente, vero e proprio nutrimento per queste specie aliene, oltre le temperature più elevate rispetto alla parte commerciale. Al momento stiamo lavorando su questo aspetto. A questo proposito è in corso un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN22), finanziato dal MIUR, denominato Omnis (Organic Matter and Non-Indigenous Species success in ports), che vede impegnato il nostro team del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa in collaborazione con l’Istituto di Biofisica del Cnr (dottoressa Chiara Santinelli) e l’Università di Tolone, per studiare l’influenza della sostanza organica nel facilitare la colonizzazione da parte delle specie aliene".
Ci sono altri vettori? "Alcune specie aliene, soprattutto in stadio larvale, vengono trasportate attraverso l’acqua di zavorra delle navi cargo. Per esempio il famoso granchio blu che ha colonizzato anche il nostro mare. Un altro vettore importante è legato alla mitilicoltura: spesso i macroinvertebrati si associano alle cozze o alle ostriche e si spostano con loro quando vengono trasportate".
Quali specie, tra quelle individuate, sono le più diffuse? "Per esempio piccoli crostacei come la Paranthura Japonica che proviene dai mari del Giappone e la Caprella scaura la cui origine probabilmente si riconduce ai Caraibi. Poi i vermi policheti e molluschi”.
Quali sono i rischi per l’ambiente? "Essendo specie più adattabili e competitive tendono ad escludere le specie native provocando la loro scomparsa locale. Quale sia il loro reale impatto all’esterno dei porti è ancora da chiarire, anche perché difficilmente si riscontrano fuoriuscite di queste specie dalle aree portuali, in quanto queste rappresentano aree ricche di risorse sfruttabili con poca competizione con altre specie".
Come prevenire la diffusione di questi animali? “Il ‘fouling’ è regolato solo da linee guida che, per esempio, prevedono la pulizia delle chiglie delle navi e delle banchine, ma ad oggi non esiste ancora una vera e propria legislazione al riguardo”.
I.V.