"Sos negozi: al palo 13mila aziende pisane"

Confcommercio scrive al Prefetto : "Riaprire tutti dal 18 maggio, altrimenti non ci riprenderemo più dai danni del lockdown"

Uno scorcio di Borgo Stretto (Foto Valtriani)

Uno scorcio di Borgo Stretto (Foto Valtriani)

Pisa, 5 maggio 2020 -  Sono 13mila su poco più di 20 mila le aziende commerciali della provincia di Pisa ferme al palo per colpa del lockdown e che ora chiedono a gran voce al Governo l’immediata riapertura, perché, spiega il presidente di Confcommercio, Federica Grassini, "siamo contrari alle misure su scala nazionale chiediamo di riaprire in sicurezza dove, come in Toscana e a Pisa, il livello del contagio è più basso che altrove". Che tradotto immediata riapertura del commercio al dettaglio e dal 18 maggio di tutti i pubblici esercizi. Ieri mattina i commercianti hanno messo in atto un flash mob simbolico rialzando le saracinesche di negozi, bar, ristoranti e pizzerie, nell’ambito di un’iniziativa promossa da Confcommercio in tutta la Toscana, e denunciando, nella provincia pisana, numeri devastanti: un crollo del Pil del 9%, con 800 milioni di euro di ricavi in meno rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, 7mila addetti in meno e 3 mila negozi a rischio di chiusura. E’ a fronte d tutto questo che Federica Grassini ha scritto al prefetto, Giuseppe Castaldo, una lettera per farsi portavoce con il Governo e la richiesta di immediata riapertura di negozi e, dal 18 maggioi, di bar, ristoranti e pizzerie: "Chiediamo di fare presto – dice il presidente dell’associazione di categoria - e una riapertura anticipata nella più assoluta sicurezza per noi, per i nostri collaboratori e per i nostri clienti dentro protocolli nazionali che anche la nostra associazione di categoria h contribuito a scrivere insieme al Governo. Fino a oggi non abbiamo avuto nessun aiuto dallo Stato, escluso la cassa integrazione per i nostri dipendenti e di questo passo si rischia una crisi irreversibile".  

Confcommercio plaude alle iniziative di sostegno messe in campo dal Comune di Pisa e, osserva il direttore Federico Pieragnoli, "seguite da decisioni analoghe di altri comuni, ma non da tutti nella nostra provincia e per questo sollecitiamo i sindaci a fare ciò che ha fatto Pisa: serve un anno fiscale in bianco e l’annullamento delle tasse per l’intero 2020, risorse a fondo perduto per i mancati guadagni delle aziende costrette a chiudere, moratorie sui debiti estese a 12 mesi, l’azzeramento dei costi di accesso al credito, con lo Stato che si fa carico degli interessi richiesti dalle banche e dei costi della garanzia, mantenimento della cassa integrazione e lo sblocca fondi per le casse dei comuni". Alessandro Trolese ha poi chiesto al sindaco "di farsi portavoce presso la Regione Toscana affinché adotti un provvedimento analogo a quello deciso dalla Regione Piemonte con un bonus per le categorie più colpite dalla crisi: commercio, turismo, pubblici esercizi e locali da ballo". Infine, Daniela Petraglia, responsabile dei ristoratori di Confcommercio, ha chiesto a Comune "di valutare una forma di rottamazione per i debiti delle imprese verso la pubblica amministrazione, perché la ripartenza sarà durissima visto che sarà fatta praticamente senza liquidità: la concessione di anticipare l’apertura con il servizio i asporto è stato utile per iniziare a prendere le misure con i nuovi scenari, ma ra dobbiamo tornare al più presto all’operatività completa altrimenti molti locali moriranno". © RIPRODUZIONE RISERVATA