FRANCESCA BIANCHI
Cronaca

"L’edificio delle Sinopie è straordinario. Va restituito nella sua bellezza a Pisa"

L’architetto Sainati e la sfida dare qualità urbana alla città

L’architetto Fabrizio Sainati

Pisa, 28 settembre 2015 - Professione: architetto. Praticamente da sempre. «Perché non ricordo di aver mai pensato di fare altro, perché per me è un bisogno vitale, perché da piccolo chiedevo al mio babbo di accompagnarmi in piazza del Duomo e guardavo quei monumenti con una curiosità particolare». Gli stessi monumenti che, da qualche anno, lo osservano silenziosi mentre dirige, per conto dell’Opera della Primaziale, il restauro della facciata del museo delle Sinopie. Un incarico che Fabrizio Sainati - 52 anni, allievo di Massimo Carmassi - ha unito ad un’altra avventura: l’associazione LP-Laboratorio permanente fondata assieme ad altri quattro colleghi, gruppo che a metà ottobre (dal 16 al 25 tra Arsenali Repubblicani, Bastione Sangallo e lo spazio Sopra le Logge) porterà a Pisa la biennale di architettura e urbanistica «LabQ».

Con tanta voglia di mettersi al servizio della città. Cosa vuole dire fare l’architetto in una città come Pisa?

«Significa lavorare, nel mio caso, su manufatti e palazzi spesso vincolati dalla Soprintendenza. Edifici con una storia. Già nel periodo della tesi di laurea ho seguito Massimo Carmassi nell’ultima fase del restauro del teatro Verdi, per 20 anni mi sono occupato a livello progettuale del restauro del teatro Rossi. E poi palazzi privati... E adesso la facciata delle Sinopie per la quale si tratta di un restauro scientifico, che parte dall’analisi dei materiali, dalla documentazione storica, dall’analisi completa del manufatto».

Chi sono i suoi maestri?

«I grandi che mi emozionano di più sono sicuramente Mies van der Rohe, Carlo Scarpa, Alvaro Siza e anche Giuseppe Terragni al quale, durante la biennale, Palazzo Lanfranchi dedicherà una straordinaria mostra».

Da addetto ai lavori ma anche cittadino, come vede Pisa a livello urbanistico e architettonico?

«Pisa ha vissuto stagioni diverse. E’ uscita malconcia dalla guerra prima della quale era sicuramente una delle città più belle d’Italia, con equilibri straordinari. Nel dopoguerra si sono invece accumulate esperienze molteplici, in negativo e in positivo. Interventi interessanti che hanno mantenuto un certo tessuto urbano di qualità, penso a Ina Casa negli anni Cinquanta, ma che progressivamente hanno cambiato rotta. Negli anni Settanta, o anche prima, ci si é limitati a progettare singoli edifici perdendo il disegno urbano. A Cisanello e Pisanova la tendenza è stata parcellizzare lo spazio. Non è un problema solo di Pisa».

E’ in questo contesto che è nata «LP»?

«Da una esigenza comune, quella di tornare a riflettere sul sistema urbano recuperando il concetto di quartiere. Il modello è quello che è stato fatto a Barcellona da MBM Arquitectes in occasione delle olimpiadi nel 1992. Lo spazio è stato rivoluzionato con piccoli interventi. Piazzette, punti verde, angoli veramente vissuti. Siamo tornati a vedere quei luoghi proprio la settimana scorsa».

In queste ore la notizia dell’intesa tra Comune, Regione e Soprintendenza sul decoro dei siti Unesco ha riacceso le polemiche. L’accordo lascerebbe definitivamente fuori dalla piazza le bancarelle. Lei cosa ne pensa?

«Gli aspetti giuridici, normativi e politici non sono di mia competenza. Parlando da architetto quello che mi ha lasciato sempre perplesso è stato sentir dire più di una volta che si stava restaurando un muro. Non è così. La disgrazia dell’edifico che ospita le Sinopie è quella di essere sorto in una piazza in cui passa inosservato o quasi. In qualsiasi altro contesto sarebbe al centro dell’attenzione. Poterlo ammirare in pienezza, restituirlo alla città sarebbe, secondo me, auspicabile».