
Patrizia Pacini, coordinatrice commissione Cultura e Formazione di Confindustria Toscana
"La Toscana anagraficamente invecchia, si studia poco e si scelgono percorsi formativi lontani dalle esigenze delle imprese". È il quadro tracciato da una ricerca della commissione Cultura e Formazione di Confindustria Toscana, coordinata da Patrizia Pacini.
Il quadro è davvero così negativo?
"La nostra regione si confronta con un doppio nodo: un invecchiamento demografico marcato e un livello di scolarizzazione che non risponde più ai bisogni del mondo produttivo".
In che senso?
"Oggi ci sono oltre due anziani per ogni under 15, e negli ultimi vent’anni la forza lavoro è diminuita di circa tre punti percentuali. Intanto crescono gli abbandoni scolastici e i giovani che lasciano la formazione senza aver completato un ciclo di studi adeguato".
E le scelte scolastiche dei ragazzi non aiutano. Perché?
"Perché il 57% opta per un liceo. Un percorso importante dal punto di vista culturale e della crescita. Ad ogni modo solo il 29% per un istituto tecnico eppure sono proprio i profili tecnici quelli più richiesti dalle aziende: nel 2024, il 67% ha avuto difficoltà a reperire operai specializzati, il 60% professionisti tecnici e il 57% figure ad alta specializzazione. La distanza tra offerta formativa e domanda occupazionale è evidente".
L’occupazione però è in crescita. Un segnale incoraggiante...
"Sì, il tasso è salito al 70,9%, ma dobbiamo leggere anche l’altra faccia della medaglia: la disoccupazione resta alta, in particolare tra giovani diplomati e laureati. Il paradosso è che chi studia trova comunque ostacoli, specie se il titolo non è coerente con le richieste del territorio".
Come provate a colmare questo divario?
"Con il Progetto Orientamento 20.25 vogliamo accompagnare studenti e famiglie nella scelta del percorso scolastico, mettendo in luce le opportunità offerte dalle filiere tecniche e scientifiche. L’obiettivo è rendere l’orientamento più consapevole, per ridurre il mismatch tra formazione e lavoro".
Sta parlando degli Istituti Tecnici Superiori, ovvero le scuole di alta formazione post-diploma?
"Assolutamente. In Toscana, l’84% dei diplomati ITS trova lavoro entro un anno, e quasi sempre in linea con quanto studiato. Sono un ponte concreto tra scuola e impresa, e per questo vanno valorizzati e diffusi".
A chi spetta colmare questo gap? Alle imprese?
"No, è un’alleanza che va costruita tra tutti gli attori in campo. Il sistema scolastico sta facendo molto, ma serve rafforzare il dialogo tra pubblico e privato, tra scuola e impresa. Solo così possiamo aiutare i giovani a fare scelte che siano in sintonia con i loro desideri, ma anche con le reali necessità del mercato".