ANTONIA CASINI
Cronaca

La morte di Scieri. "Nonnismo in caserma. I testimoni confermano"

Francesco Scieri, fratello di Emanuele trovato morto alla Gamerra "Lele non ci disse nulla probabilmente per non farci preoccupare"

Francesco Scieri

Pisa, 13 giugno 2022 - La famiglia Scieri segue il processo, in parte in diretta - Francesco ha partecipato a più udienze - e sempre attraverso i legali, Ivan Albo e Alessandra Furnari. "Il nonnismo c’era – ci dice il fretallo – lo hanno confermato in tanti". E’ l’avvocato Albo a riassumere alcuni passaggi importanti dell’udienza di sabato, quando, è stato sentito il test chiave Stefano Viberti, ex commilitone di Scieri, trovato morto il 16 agosto del 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. L’ultimo che lo ha visto in vita, per la Procura di Pisa, oltre a chi, ovviamente, lo avrebbe ucciso (Panella, Zabara - i primi due imputati in Corte d’Assise - e Antico, assolto in primo grado, ma è stato presentato appello) con atti di nonnismo e prevaricazione. "L’idea è che il testimone (Viberti) fosse molto stressato. E che potesse dire di più. Il perché non lo sapremo probabilmente mai. La presidente Beatrice Dani ha provato in ogni modo a sollecitarlo. Utilissime per noi, come parte civile – prosegue l’avvocato Albo – le conclusioni dei due consulenti della Commissione parlamentare d’inchiesta". Quella che ha permesso alla Procura di Pisa di riaprire il caso a distanza di 20 anni. "Il dottor Federico Boffi, dirigente della polizia scientifica di Roma (lo stesso che ha seguito la vicenda di Aldo Moro) e l’ingegnere Grazia La Cava, esperta in dinamiche della precipitazione". "Hanno riferito che Emanuele precipitò (dalla torretta di asciugatura) da 10-13 metri e che il distacco e la roteazione della gamba e della mano sinistra non può essere dato dallo scivolamento, ma da una forza maggiore, sia essa data da un corpo contundente o da qualcuno che seguiva Lele nella salita: loro sono tecnici e si limitano ai risultati scientifici, le conclusioni spettano ad altri. Inoltre, la lesione al piede è indipendente dalla caduta".

Non facile ripercorrere quei momenti per la madre e il fratello Francesco che raggiungiamo al telefono.

Come sta andando il processo?

"E’ prematuro. Siamo consapevoli che il procedimento sarà molto lungo, la calendarizzazione è fitta: ci sono tanti testimoni da sentire. Ma confidiamo che possa portare alla verità che è poi quello che vorremmo".

Contribuirete anche voi alla ricostruzione, verrete sentiti.

"Credo di sì".

Viberti ha riferito che quella sera, al bar, a un altro ‘anziano’ e laureato come lui, Emanuele avrebbe detto «ma chi me lo ha fatto fare di fare domanda n ei parà» .

"Questa frase a me non risultava, ma è anche vero che quel giorno, durante il viaggio di trasferimento da Firenze a Pisa avevano dovuto tenere la posizione della sfinge e l’aria calda accesa pur essendo estate, non deve essere stata una passeggiata. Il nonnismo c’era anche se molti hanno negato. E non si trattava di goliardia".

Ma Lele vi aveva parlato di questi atti?

"No. Forse per non preoccuparci".

E come era in quel periodo?

"Tranquillo anche se il suo obiettivo era tornare a casa e sostenere l’esame di abilitazione".

Quindi quella frase, ‘chi me l’ha fatto fare?’, È plausibile?

"Noi abbiamo sempre condotto una vita normale, certo, lui conosceva il sacrificio degli studi, ma siamo persone tranquille che sanno divertirsi. La differenza con quel clima doveva averla notata".