
Che fine ha fatto Roberta Ragusa? Com’è stata fatta sparire? Rino Sciuto, allora nel Ros dei Carabinieri (tra i grandi casi di cui si è occupato anche l’omicidio del piccolo Loris Stival), fece parte della squadra d’indagine speciale e oggi ha consegnato ad un libro la storia di quel percorso investigativo e di ricerca di una donna che è entrata a far parte della vita di tutti gli italiani. "Roberta Ragusa - L’amica che non ho mai conosciuto". Quattro anni dentro "il mistero di Gello" dove si sono perse le tracce di Roberta Ragusa, la mamma scomparsa nella notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2012 e mai più ritrovata. Un giallo arrivato al capolinea giudiziario - il marito Antonio Logli è stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per omicidio e distruzione del cadavere – ma che non ha dissipato tutte le ombre di quelle ore.
Logli, che continua a proclamarsi innocente, in un’intercettazione metteva in discussione proprio le ricerche...
"Vero, ha cercato di farci passare come degli stolti. Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è proprio il suo comportamento orientato a screditare il nostro operato".
Perché non avete trovato Roberta Ragusa?
"Vede, anche nelle indagini più complesse ci vuole un po’ di fortuna. Roberta è stata cercata ovunque, le ricerche sono state il fiore all’occhiello di questa indagine. Anche per il Ros che non ha questa attività tra quelle peculiari. Però in quegli anni mi sono trovato con gli stivali e la zappa in mano. Poi è chiaro che un metro quadrato può scappare. E proprio là sotto potrebbe esserci un cadavere".
Lei, però, una sua idea personale se l’è fatta. Giusto?
"Sì, un’idea personalissima, e questo voglio sottolinearlo. Credo che quello di Ragusa sia stato un delitto d’impeto. E una delle prime cose che il reo pensa è come sbarazzarsi del corpo. Io ho paura che possa essere finita in un secchione dell’immondizia, che ci sono nella zona, e da qui in un auto compattatore e poi in una discarica".
Come nasce questa sua idea?
"Dal fatto che l’immondizia è una delle prime cose che può venire in mente, la più immediata e semplice da attuare. E dal fatto che di un cadavere distrutto diversamente, in qualche modo, si sarebbe trovata traccia".
Lei crede che Antonio Logli sia colpevole?
"Ritengo di sì. La giustizia dice questo. Altrimenti certi comportamenti che Logli ha tenuto, secondo me, non avrebbero avuto alcuna ragione".
Ha un’ipotesi anche del possibile movente?
"Le ragioni economiche sono state ampiamente valutate e credo che possano essere state il movente del delitto".
Logli ha depositato ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo e sta lavorando alla richiesta di revisione del processo. Cosa ne pensa?
"Sono fiducioso, non credo che andrà incontro ad un esito positivo. Però nel mio lavoro ho imparato che nulla è impossibile".