di Riccardo
Zucchi*
Sono nato e cresciuto in Garfagnana, in una realtà di provincia, e la prima volta che ricordo di aver sentito parlare di Pisa fu quando, da bambino, qualcuno della mia famiglia mi parlava dei diversi tipi di scuola. Frequentavo le elementari e chiesi ai miei genitori cosa succedeva dopo la scuola media e il liceo. Mi risposero che se avessi voluto continuare a studiare sarei dovuto andare all’Università, a Pisa. Da allora identificai inconsciamente Pisa con la sua Università, e credo che questa associazione di idee infantile mi abbia condizionato per tutta la vita. Identificai infatti il “diventare grande” col frequentare l’Università e con l’andare a vivere a Pisa. Nei primi anni di studio a Pisa si è effettivamente completata la mia maturazione di uomo. Attraverso i rapporti con compagni di studio e insegnanti ho definito quella che - se volessi parlare in modo elegante - definirei la mia visione del mondo. Qui ho conosciuto la ragazza che è poi diventata mia moglie, ho posto le basi della mia famiglia e ho intrecciato relazioni umane che permangono ancora e che considero un tesoro prezioso. Col senno di poi penso anche che quell’associazione di idee mi abbia guidato in molte scelte cruciali, tanto che ne ho fatto un punto chiave del mio programma quando mi sono candidato alla carica di rettore: Pisa è una realtà unica in Italia per l’elevato rapporto fra numero di studenti universitari e popolazione, nonché per la convergenza in una città di 90.000 abitanti di tre istituzioni universitarie, un’area di ricerca del Cnr fra le maggiori d’Italia, e altri enti di ricerca quali Infn, Ircss Stella Maris e Fondazione Monasterio. Ciò condiziona la vocazione, oserei dire il destino, della città e di tutto il nostro territorio, che ruota in ampia misura attorno alla formazione, alla ricerca, e a tutte le loro ricadute in termini di indotto economico, attività di trasferimento tecnologico, strutture assistenziali di elevato livello. La mia speranza è di poter dare un piccolo contributo personale a consolidare e sviluppare questo potenziale, nell’interesse della città, dei nostri studenti, e di coloro che sono oggi bambini e cominciano a pensare a cosa faranno da grandi, come feci io tanto tempo fa.
*Rettore dell’Università di Pisa