GIANPIERO
Cronaca

Quel che resta della gloriosa Ilva di Piombino

Gianpiero

Vaccaro*

Ci sono giornate in cui la gente è convinta di fare qualcosa di davvero importante. Di scrivere la storia. Magari è vero, ma la maggior parte delle volte non lo è.

Ci sono invece giornate in cui è la storia, di prepotenza, a fare irruzione nelle vite delle persone. Della gente.

In verità la demolizione dello stabilimento JSW, la gloriosa Ilva di Piombino, è iniziato da un pò di mesi. Ma solo oggi, con il parziale smantellamento della colata continua numero 4 (CC4), la città sembra essersene resa conto. L’urlo dei motori delle cesoie meccaniche, uno scroscio di lamiere, una nuvola di polvere rossa.. Il grande capannone in fondo alla via Pisacane è andato giù di schianto, con la schiena spezzata.

Un colpo al cuore per chi ci ha lavorato, una prospettiva nuova per chi guarda. È una città che cambia in modo vertiginoso, a volte in maniera apparentemente non governata, casuale, caotica.

È bastato un repentino aumento del prezzo dell’acciaio, la guerra, la fame di rottame ferroso, per decretare l’inizio dei lavori su aree che sembravano destinate ad un oblio secolare.

Si diceva con enfasi che la demolizione della città d’acciaio avrebbe dato lavoro a centinaia di famiglie, per anni. Fra qualche mese, sarà tutto sgomberato da un manipolo di operai specializzati del Nord.

Oggi probabilmente questa città dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere su se stessa e la propria storia. E probabilmente interrogarsi sul suo futuro.

Invece tutto scorre così. Come una nuvola di quell’odiata polvere rossa, di cui ci eravamo quasi dimenticati.

Viviamo in un eterno presente.

*Rappresentante Rsu Uilm

Piombino Logistic