Presidenza Acque: Millozzi in bilico. Asse tra Pisa, Lucca e colosso Acea

L’ex sindaco di Pontedera era indicato da molti sindaci Pd della provincia pisana (tranne Cascina) e dell’Empolese-Valdelsa, ma il partito ha sottovalutato i malumori sulla multiutility. E il banco è saltato.

di Gabriele Masiero

PISA

Se il destino di alcuni è più importante di quello di tutti, il rischio poi è che, pur se sul filo di lana, salti il banco. è accaduto più o meno questo l’altro giorno all’assemblea dei soci che doveva designare i membri del consiglio di amministrazione di Acque, dal quale sarebbe poi uscita l’elezione a presidente di Simone Millozzi., avvocato ed ex sindaco Pd di Pontedera. Gli altri nomi indicati dai socin pubblici sono quelli di Laura Meoli, Valentina Vanni, Luca Silvestri e Antonio Bertolucci. E alla fine il risultato è stato un nulla di fatto, con conseguente rinvio, che ora apre scenari del tutto imprevedibili, al termine dei quali Millozzi, entrato Papa in conclave, potrebbe invece uscirne cardinale. Ma, giova ricordarlo, l’ex sindaco pontederese rischia di essere l’agnello sacrificale dei tanti, troppi, fronti aperti all’interno del Pd, in Toscana e, soprattutto, a Pisa, che del partitone di un tempo non pare più, almeno alle nostre latitudini, essere neppure il partito di governo capace di gestire nomine e processi di gestione delle municipalizzate. Lo stop a Millozzi arriva infatti da una convergenza di interessi tra Pisa, Lucca (sindaci Pd della provincia) e il socio privato romano, il colosso Acea che detiene il 45% delle azioni di Acque, maxi gestore idrico del Basso Valdarno che serve decine di comuni toscani e centinaia di migliaia di cittadini e che vede rappresentanti nel board decine di Comuni soci. Non c’è però dietro una guerra di poltrone, o almeno non solo. Andiamo con ordine: a indicare l’ex sindaco dem di Pontedera sono stati molti sindaci Pd della provincia pisana (non tutti, Cascina si è sfilata) e quelli dell’Empolese Valdelsa (nella cui compagine pubblica siede però anche il socio privato Alia che vuole a tutti i costi la multiutility regionale).

Con questo scenario si sono affilati anche i coltelli nelle varie correnti dem, trovando una sintesi (?) proprio sul nome di Millozzi. Sembrava tutto fatto, ma..... Il Pd forte dell’accordo di partito non avrebbe tenuto in considerazione i malumori che da più parti, anche dentro il partitone, affioravano proprio in considerazione del progetto della maxi multiutility regionale che non piace al sindaco pisano del centrodestra, Michele Conti, ma non convince nemmeno pezzi del centrosinistra e del Pd costiero. Così alla fine quell’accordo siglato nelle segreterie di partito, non regge il confronto in assemblea e non fa i conti con la realtà industriale. Morale: il banco salta e ora tutto deve essere rifatto da capo. E Millozzi, appunto, rischia di essere entrato Papa e uscito Cardinale. L’altro risultato incontrovertibile è che Pisa, insieme a Lucca e ai privati, oggi sono un po’ più forti e che il patto parasociale che regola la governance di Acque non potrà fare a meno di ascoltare anche le voci critiche che tra i soci sono presenti eccome su processi decisionali che hanno, a cascata diretta, un impatto anche sulle tasche dei cittadini.