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"Poldino", il Guinness. Da 200 anni San Rossore è ‘questione’ di famiglia

Lo storico ristorante del Parco è aperto dal 1925. Gli Antonelli che lo gestiscono sono presenti in tenuta fin dal 1824. La storia di Poldo il pescatore della regina.

Sandro Antonelli, l’attuale titolare del ristorante «Poldino»

Sandro Antonelli, l’attuale titolare del ristorante «Poldino»

Chi non conosce oggi il ristorante “Poldino” a San Rossore? Ma chi sa che la famiglia Antonelli, che lo gestisce dal 1925, è presente a San Rossore dal 1824? Sono passati duecento anni da quando Leopoldo II di Lorena trasferì il ‘capoccia’ Aristeo dalla proprietà granducale di Poggio a Caiano a San Rossore per accudire alle cammelle. Le generazioni che portano Aristeo a Sandro Antonelli, l’attuale gestore del ristorante, passano attraverso un personaggio che appartiene alla storia più profonda della tenuta: Poldo, il pescatore della regina. Abbiamo ricostruito l’albero genealogico. Uno dei figli di Aristeo, Ferdinando, sposò Palmira; ebbero quattro figli, Rosa, Aniceto, Zaira e Leopoldo, ed è quest’ultimo, nato nel 1861, che diventerà,il famoso “Poldo”. Sposò una ragazza che si chiamava Polda (le fotografie dei due sposi sono esposte nel ristorante “Poldino”) ed è un record da Guinness dei Primati trovare due coniugi dai nomi così insoliti ed eguali. La famiglia di Poldo abitava a Boccadarno; accanto c’era un altro alloggio destinato a quattro carabinieri che veniva occupato soltanto quando la famiglia reale era a San Rossore. Viste dal viale di Marina le due case si stagliavano all’orizzonte e per tutti quelle erano “le case di Poldo” (da molti anni sono per oltre un chilometro sommerse dal mare). Lui, che era addetto alle cateratte, in inverno pescava le cèe che poi venivano incassettate e inviate al Quirinale poiché tutta la famiglia reale, che in inverno viveva a Roma, ne era ghiotta. Dal mese di giugno, con l’arrivo dei reali a San Rossore, Poldo di prendeva cura di condurre la regina Elena, che amava la pesca e detestava la caccia, nei punti strategici della tenuta dove la pesca era miracolosa. La sovrana, accompagnata sempre dalla cagnetta Orma, diventò ben presto un’autentica fan dell’amico pescatore. Ma il tempo, allora, come oggi, correva. Il figlio di Poldo, Fernando, entrò in Marina ma morì nel ‘37 a causa della malaria presa in Somalia. Intanto la moglie Emma, già dal 1925, aveva aperto su un lato del monastero un negozietto di alimentari dove allestiva anche pranzi veloci. Una licenza indica che dall’8 settembre 1925 Emma Antonelli ebbe la licenza per aprire la sua dispensa alimentare. Bombardato il monastero, l’attività continuò con il figlio Poldino prima a Cascine Nuove a poche decine di metri dalla chiesa, dal 1984 nella sede attuale, a Cascine Vecchie. Dopo la sua prematura scomparsa gli successe il figlio Sandro. E’ lui che oggi custodisce gelosamente i segreti della cucina e le memorie di una famiglia che può vantarsi di essere l’unica a vivere a San Rossore da due secoli e che il prossimo anno festeggerà il centenario del ristorante.

Renzo Castelli