SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

Nostra inchiesta. L’incerta quotidianità dei pendolari. Ma il treno non è sempre bocciato

Il nostro viaggio sulla tratta Pisa-Pontedera con gli studenti e i lavoratori: "Ogni giorno un’avventura" Scriveteci

Pendolari

Pisa, 2 febbraio 2022 -  La vita da pendolare è simile a quella di un giocatore di carte: quando è il tuo turno peschi la mano e speri. Spesso tutto fila via liscio, ieri mattina (ad esempio) il servizio è stato impeccabile. In altre occasioni, invece, il Destino volta la schiena e allora non c’è scuola, lavoro o appuntamento che tenga. Emanuele, 16 anni di Pontedera, studia a Pisa: "Sveglia alle 6.15, babbo mi accompagna alla stazione e treno per il capoluogo alle 7.08. Puntuale? Sì, quasi sempre. Carrozze pulite? Sì... non ci lamentiamo. Ogni tanto le corse saltano? Di rado e comunque è più facile che capiti al ritorno. Bulli? Prima. Ora non più". Incontra al binario il compagno di classe: "Freddo tremendo". Fuori è ancora buio: "Buongiorno si fa per dire".

La stazione di Pontedera è ben illuminata. Anni fa era più squallida. "Il biglietto non lo controllano quasi mai e di rado il green pass – racconta l’amico di Emanuele – l’ultima volta mi dissero: ‘Non siamo autorizzati a chiederlo. Stia tranquillo’. Però quasi tutti indossano la mascherina Ffp2". Quasi, appunto. Emanuele alza le spalle e si volta verso il treno in arrivo che stride per la frenata. Orario perfetto. Sul convoglio tutti quanti trovano posto, salgono numerosi venditori ambulanti. Il clima è confortevole, tanti utenti, ma nessuno resta in piedi. Chi ripassa i compiti, chi sonnecchia, chi legge o gioca al cellulare. Il borbottio è diffuso.

"Preferisco il treno al pullman – racconta Elisa, anche lei studentessa minorenne –. L’andata fila via quasi sempre bene. Il ritorno talvolta è più complicato. Forse ci sono meno treni, chi lo sa? E’ così...". «Così» descrive, a suo modo, la vita da pendolare: ovvero l’accettazione di una quota di incertezza. Ne sanno qualcosa i 1.531 utenti del gruppo Facebook ‘Pendolari della linea ferroviaria Firenze-Empoli-Pisa’ che raccoglie gli sfoghi quotidiani di chi viaggia. Alle 7.20 le porte si schiudono sulla Stazione di Pisa: qualcuno corre, gli studenti hanno fretta. In pochi attimi corridoi e sale si riempono per poi lasciare la stazione deserta per lunghi minuti. E’ gennaio e non ci sono turisti: regna un silenzio inatteso. Alle 8.03 il treno da Pisa stavolta conduce verso Firenze. E’ un "Jazz": pare nuovo di zecca, pulito, ci sono perfino le prese per ricaricare il cellulare. E’ vuoto. "Tutti i giorni – ci racconta la professoressa Alessandra Orleanza – mi muovo da Pisa a Castelfiorentino in treno ed è una vera avventura. Quando è stato investito un cinghiale, quando c’è un guasto alla motrice, quando la corsa viene cancellata per Covid. La tratta Pisa-Empoli è comunque un po’ meglio rispetto a quella Empoli-Siena. I treni che vengono costituiti a Pisa sono generalmente in orario, quelli che giungono da altre città collezionano ritardi. Non parliamo poi della scomodità dei pullman sostitutivi. La sicurezza? Le norme anti-Covid non sono sempre rispettate, ma Trenitalia è piuttosto attenta.Comunque andrebbero implementati i controlli nelle ore serali". Anche stavolta nessuno verifica biglietto o green pass, ma è anche vero che restiamo a bordo pochi minuti.

La stazione di Cascina non è quella di Pontedera: meno accogliente, più trasandata. La sala d’attesa è appaltata a due soggetti equivoci più interessati ai loro affari che al trasporto pubblico locale. Giriamo alla larga sperando che il pallido sole scaldi l’attesa. Alle 8.41 siamo di nuovo di ritorno per Pisa. Ancora un ‘Jazz’ nuovo e tirato a lucido. Perfetto orario. "E’ stato fortunato, caro giornalista – sostiene Giampiero Cecchini – perché a me pare che il servizio sia peggiorato. Treni spesso in ritardo e ridotti male". Anche Salvatore Morabito la pensa così: "Deve vedere il sabato e la domenica: convogli super-affollati e guai costanti". Ma non stavolta. Pendolare per un giorno, quello giusto.