REDAZIONE PISA

Ori in aula: "Non sono un mostro"

Maltrattamenti al Cep, la principale imputata risponde solo alla giudice: "Chiedo scusa". E Castiglioni: "Ci è mancato il coordinatore"

di Antonia Casini

La voce bassa, lo sguardo spesso puntato giù, Sonia Ori ha risposto soltanto alle domande della giudice Beatrice Dani, non a quelle del pm, Aldo Mantovani, né delle numerose parti civili: "Chiedo scusa, ho fatto errori, ma non sono un mostro". Processo per i maltrattamenti all’asilo comunale del Cep, la sentenza è prevista entro l’anno. Le prime udienze sono state dedicate alle intercettazioni ambientali e ai filmati della videosorveglianza che i carabinieri del nucleo investigativo hanno acquisito fra il 2015 e il 2016. Grida, pianti, scappellotti, colpi, spintoni, trascinamenti, offese. Poi le conclusioni dei consulenti. Ieri, è stato il giorno delle due imputate. Donatella Castiglioni (difesa dall’avvocato Giuliano Giambartolomei), a tratti in lacrime, ha reso dichiarazioni spontanee. Ha ricordato la mancanza della figura del coordinatore pedagogico, in quei mesi, poi, è passata al comportamento della ex collega Ori: "Glielo dicevo di non alzare la voce con i bambini e di non imoboccarli a forza, ho provato a intervenire, ma mi sono pentita di non averlo fatto con più decisione", le sue parole in aula. Su alcuni episodi contestati a lei durante la mensa: "Avevo paura che i bambini potessero soffocare con il cibo", per questo sarebbe intervenuta fisicamente per evitarlo. Inoltre, "ero spesso in turno da sola, non aiutata". Vengono sentite anche due maestre (testi della difesa) che ora sono in un’altra struttura: "Con Ori c’era stima reciproca".

Ori che chiede di rispondere solo al Tribunale. Per il resto si "avvale". I genitori si guardano, dissentono, si mettono le mani nei capelli. I legali di parte civile si accordano per un’unica domanda posta dall’avvocato Carlo Porcaro D’Ambrosio: "Lei ha avuto modo di guardare le immagini delle telecamere, come si pone rispetto a quei gesti?". Ma Ori, tutelata dai penalisti Stefano Del Corso e Alessandra Papineschi, resta in silenzio. Alla giudice racconta di aver sempre lavorato nella scuola. La sua voce è un filo sottile, tanto che viene invitata più volte ad alzarla. Anche lei sostiene che il coordinatore didattico sarebbe potuto essere un "punto di riferimento in un momento di difficoltà. "Non ho avuto gli strumenti per rendermi conto che lo ero. Porgo le mie scuse a tutti. Mi sono sempre assunta le mie responsabilità: alcuni miei atteggiamenti erano sbagliati. Non volevo fare del male ai bambini, non ho avuto la consapevolezza che in quel momento i miei comportamenti potessero essere lesivi". Dani chiede con calma e decisione: "Quali difficoltà ha avuto?". "A creare relazioni con i bambini... alcuni si inseriscono subito altri no". E cita un piccolo in particolare. "C’erano anche problemi di rapporti fra adulti, il collegio degli educatori. Non era un periodo sereno fra di noi". Poi aggiunge anche: "incomprensioni e difficoltà di relazione con i genitori". E ancora: "La mia insistenza perché mangiassero? Forse ho messo troppa veemenza ma lo facevo per aiutarli a essere autonomi". "E quando diceva a un bimbo ‘mongoloide’", insiste Dani. "Non mi pare di aver offeso direttamente i bambini. Erano sereni, il clima era buono". La giudice elenca poi gli "scappellotti, i contatti fisici più violenti, insomma". "Ho sbagliato. Non sono riuscita ad avere il giusto distacco emotivo dai bimbi facendomi coincolgere dalla loro rabbia". Il 12 ottobre comincerà la discussione.