ANTONIA CASINI
Cronaca

Omicidio Oratoio, la svolta. Il caso ora passa all’Antimafia

L’inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale di Firenze. Non si indaga più contro ignoti. Accertamenti sui telefoni cellulari

La vittima del delitto di Oratoio, Rezart Arshiaj

La vittima del delitto di Oratoio, Rezart Arshiaj

Pisa, 29 novembre 2024 – Omicidio di Oratoio, il caso è ora della Dda di Firenze, la Direzione distrettuale antimafia, che è attiva in ogni corte d’appello e che svolge le indagini relative a delitti di criminalità organizzata mafiosa e simili. Per questo delitto, che sconvolse Pisa il 6 ottobre scorso, inoltre, non si procederebbe più contro ignoti, ma ci sarebbero più che sospetti verso qualcuno. Una svolta che potrebbe portare non in brevissimo tempo alla soluzione. Rezart Arshiaj, per tutti Beni, il 37enne originario dell’Albania, fu ucciso da un uomo (accompagnato di sicuro da almeno un complice) con 5 colpi di pistola poco dopo le 21 del 6 ottobre, mentre rientrava a casa a Oratoio.

Un individuo travisato, ripreso dalle telecamere che si trovano in strada, ma visto anche da alcuni testimoni. Quella sera, proprio alla stessa ora - un fatto che potrebbe non essere casuale - il quartiere si stava preparando per la processione. E intorno alle 21, quando sono stati sparati i colpi mortali, suonavano le campane a festa e il corteo stava quasi per partire. Tanta confusione, insomma, e molta più gente del normale in una strada poco frequentata di solito a quell’ora, non quella notte.

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Fin da subito si è cominciato a lavorare sui telefoni cellulari: quello della vittima, quali sono state le ultime chiamate e i suoi ultimi messaggi?; ma anche quelli dei familiari (che sono seguiti dall’avvocato Andrea Callaioli) e le celle telefoniche dei killer. Per ricostruire le ultime ore di vita del giovane e la sua vita qui a Pisa dove era arrivato pochi anni fa. Indagini lunghe e complesse: sono state escluse fin dall’inizio la pista passionale e quella della vendetta secondo il “Kanun”, il codice consuetudinario diffuso nella cultura albanese.

La ricostruzione del 6 ottobre. Il giovane era arrivato con il furgone dopo un incontro di lavoro in un bar ai Passi. “Ci siamo salutati tranquillamente”, ha detto il conoscente, l’ultimo a vederlo in vita. Poi il viaggio verso casa, dove non è mai arrivato: è stato freddato nel cortile con una pistola (una calibro 22). I proiettili estratti dal corpo dell’uomo sono un altro elemento su cui gli investigatori stanno lavorando, come il motorino rubato a Livorno e ritrovato a pochi passi dal luogo del delitto. Il 37enne è stato colpito a circa un metro di distanza, una sorta di esecuzione.