"Il liceo artistico ‘Russoli’ e la maggioranza dei suoi studenti sono le vittime di una condotta illegale di pochi". Può essere sintetizzata così la lunga lettera aperta inviata ai media da Roberto Pagni, padre di uno studente che frequenta il primo anno. "Attraverso lo scambio di informazioni tra i genitori e i rappresentanti dei genitori nei consigli di classe e d’istituto – scrive Pagni – si è appreso che questa occupazione si è sviluppata, nottetempo e a volto coperto, ad opera di uno sparuto manipolo di studenti. Questo senza neppure passare attraverso la consuetudine di votare a maggioranza assoluta per l’occupazione all’interno dell’assemblea di tutti gli studenti dell’istituto: il risultato è stato che un’intera settimana di didattica scolastica si è tramutata in 2 giorni di autogestione, 4 di occupazione, oltre a uno di didattica a distanza (Dad) nella settimana seguente, resosi necessario per la sanificazione straordinaria dell’istituto al termine dell’occupazione".
Nella lunga missiva, il genitore si sofferma anche sulle rivendicazioni studentesche, pur riconoscendo che i generici riferimenti a difficoltà strutturali e organizzative sono condivisibili, e osserva però che "quando si intraprendono azioni dimostrative come queste anche la forma diventa inevitabilmente sostanza, qui si manifesta il vero problema: seguendo l’evolversi dell’occupazione con il continuo confronto con i rappresentanti dei genitori si viene a sapere che ci sarebbe anche qualche piccolo danno (che ovviamente in un modo o nell’altro dovrà essere ripagato, mi auguro a cura dei diretti interessati )" senza contare "le strumentalizzazioni politiche successive" e conclude: "Queste condotte non sono accettabili e l’unica certezza che traggo da questa vicenda è una linea d’azione personale se si dovesse riproporre una situazione analoga in futuro: mi recherò immediatamente da carabinieri o polizia e presenterò una denuncia contro ignoti perché a mio avviso è stato violato il diritto di mio figlio di frequentare la scuola previsto dalla nostra Costituzione. Ovviamente, qualora giudiziariamente si giungesse ad un qualunque genere di determinazione di responsabilità per chicchessia, chiederò i danni morali e materiali a nome di mio figlio. E se venissero riconosciuti, nella speranza che per qualcuno ‘aprire il portafoglio’ possa essere dissuasivo dall’affrontare cattive condotte, sarà mia cura devolvere il risarcimento ottenuto alla scuola stessa come contributo volontario. Questo perché la scuola, unitamente ai ragazzi che la vivono e la animano, è la vera e unica vittima di questa situazione".