
La polizia postale ha condotto l’inchiesta (foto d’archivio)
Un alert nell’ambito della cooperazione sul fenomeno ha fatto scattare le prime indagini e poi il blitz. I poliziotti sono arrivati e hanno trovato che i soggetti raffigurati in atti sessuali erano minori e, in alcuni casi, avevano un’età di appena 4 o 5 anni. La perquisizione a carico di un 33enne, si apprende, ha dato esito positivo: l’uomo aveva nella sua disponibilità un’ingente quantità di file multimediali di pornografia minorile. La Polizia di Stato lo ha arrestato con l’accusa di detenzione di un’ingente quantità di materiale pedopornografico. L’attività d’indagine è stata condotta dalla Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale di Pisa, su impulso del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online. Tutto è partito, quindi, dalla ricezione di una segnalazione nell’ambito della cooperazione internazionale di polizia in merito alla diffusione online di materiale pornografico con protagonisti minori di 18 anni.
Gli approfondimenti messi in atto hanno consentito di identificare l’indagato – viene spiegato – ritenuto abitualmente dedito allo scambio massivo di contenuti di sfruttamento sessuale di minori, e di ottenere dall’autorità giudiziaria l’emissione di un decreto di perquisizione, eseguito dagli investigatori della Polizia Postale di Pisa. Così, a seguito della perquisizione informatica, è stata rivenuta l’ingente quantità di file di pornografia minorile. L’arresto, per questo motivo, è avvenuto in flagranza. Ma l’indagine è ancora in corso. Gli agenti, nell’ambito dell’attività, hanno sottoposto a sequestro, per ulteriori approfondimenti e accertamenti, diversi dispositivi informatici trovati nella disponibilità dell’indagato, la cui posizione e l’eventuale effettiva responsabilità dovranno essere vagliate nel prosieguo dell’attività giudiziaria.
Del resto, una delle realtà criminali che ha maggiormente fruito delle innovazioni tecnologiche è senza dubbio quella della pedopornografia: la possibilità di scambiare informazioni in modo veloce, riservato e per certi versi anonimo ha costituito l’elemento chiave per chi opera, sia come fornitore che come utente, in questo settore. Ma anche la polizia, oggi, mette in atto l’attività di repressione con tecniche all’avanguardia e in modalità undercover (sotto copertura), che in questi anni hanno condotto gli operatori del settore a risultati significativi: la rete e i supporti informatici sono elementi che vengono subito passati al setaccio e messi sotto la lente. A livello nazionale, il report 2024 evidenzia in Italia un sensibile aumento dei casi trattati (oltre 2.800), con circa 1.000 perquisizioni, 147 arresti e 1.037 denunce.
Carlo Baroni