di Eleonora Mancini
Manca solo Galileo per dire conclusa la Cittadella Galileiana dentro l’area dei Vecchi Macelli. E mancano anche 2 milioni e 500 mila euro che il Comune di Pisa aspetta da tempo per realizzare il Museo dedicato al suo figlio illustre e padre della scienza moderna, Galileo appunto. Due milioni e mezzo che fanno tra l’altro parte di una promessa stretta con grande risalto, nel 2014, da Enrico Rossi, il governatore della Toscana, che dopo essersi attirato le ire dei pisani per aver venduto le quote della Sat, la società che gestiva l’aeroporto, e dato avvio di fatto alla privatizzazione dello scalo, si era precipitato a Pisa per chiarire che il ricavo da quella vendita sarebbero tornate sotto la Torre in forma di finanziamenti.
Un impegno preso in una conferenza stampa proprio dentro la Cittadella Galileiana per il cui recupero la Regione avrebbe dovuto stanziare 5 milioni di euro. E invece, dopo i diversi milioni che la Regione ha versato per altre importanti opere, ora ha stretto i cordoni. Così, di quei 5 milioni per la Cittadella Galileiana ne è arrivata sinora la metà, già spesa per rimettere in sesto l’area dei Vecchi Macelli. E proprio ora che si vorrebbe portare a termine il progetto, da Firenze arrivano solo rassicurazioni verbali a chi ne chiede conto da Pisa, ma neppure un euro. Le motivazioni del ritardo nel trasferimento di queste risorse è un mistero anche per gli uffici comunali che da due anni li aspettano e li chiedono. C’è chi parla di ritardi dovuti al Covid, chi di ostruzionismo politico verso la giunta di differente colore, e chi invece li attribuisce a una sorta di ostruzionismo di campanile.
Perché un museo dedicato a Galileo in effetti già esiste, in Toscana, è vivace e promuove anche la ricerca scientifica. Ed è quello di Firenze. Una replica a Pisa potrebbe insidiare il "monopolio" del capoluogo, dove assieme agli straordinari oggetti delle collezioni dei Medici e dei Lorena, sono esposti anche gli strumenti di Galilei. In queste settimane il Comune di Pisa è tornato a pressare in Regione ed è in attesa di risposte finalmente concrete per procedere con il restauro dell’ultimo tratto di Mura ai Vecchi Macelli (700mila euro il costo) e con l’allestimento del Museo. Come sarà e cosa questa nuova struttura dovrà contenere è ancora top secret e in fase di definizione. Di certo qui saranno trasferiti libri e oggetti della Domus Galilaena, in via di "estinzione". È questo, difatti, il termine tecnico con cui si definisce la fine certa di questo ente, in larga parte sconosciuto ai pisani, dai quali per altro non si registrano prese di posizione o campagne per promuoverne il salvataggio.
Sembra quasi che Galileo non abbia molta fortuna nella sua città natale che, oltre ad avergli dedicato diverse statue, che per il loro aspetto fanno sorridere e scatenano l’ironia sui social, non è stata in grado di conservare e valorizzare una istituzione storica, la Domus Galilaeana, fondata nel 1941 per iniziativa della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Fra i promotori c’era Giovanni Gentile ed enorme fu il lavoro per la sua creazione e la ricerca di una sede da parte di Sebastiano Timpanaro sr. Una sede, nel Palazzo della Specola in via Santa Maria, che oggi è destinato ad essere svuotato e a finire chiuso come ha denunciato "La Nazione" nei mesi scorsi e poi la lista Una Città in Comune con interrogazioni in Comune e in Regione. La Domus Galiaeana, che era stata risanata grazie all’intervento di Fondazione Pisa e dell’allora commissario Fabio Beltram, quando era direttore della Scuola Normale, è ancora oggi commissariata.
L’idea è di estinguerla, appunto, e di far confluire tutto nella Fondazione Galileo, creata anni fa dall’Università di Pisa che pure già faceva parte del cda della Galilaeana. Potrebbe essere proprio la Fondazione Galileo a gestire il Museo dentro la Cittadella, assieme a Comune, Scuola Normale e Sant’Anna. Le interlocuzioni sono aperte e la volontà di collaborare, fra questi enti, è sinora forte. Manca però il museo e senza i soldi promessi dalla Regione tutto rischia di arenarsi.