Pisa, 31 luglio 2025 - Una città in comune, dopo la giornata di mobilitazione dei garanti delle persone private della libertà, ha voluto ribadire il sostegno a questa iniziativa."Ieri 30 luglio è stata una giornata di mobilitazione dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, per sollecitare la politica a dare risposte alla situazione di estrema emergenza in cui versano le carceri italiane e in particolare per denunciare il dramma senza fine dei suicidi in carcere, i cui numeri sono in costante aumento.Noi sosteniamo con forza questa mobilitazione e l'azione quotidiana che svolgono i Garanti, vero e proprio presidio democratico all'interno di strutture abitate da una popolazione ignorata e dimenticata da questo governo, quando non usata strumentalmente per fini di consenso elettorale o addirittura di controllo sociale.
Perché la situazione è disperata, fuori da ogni parametro costituzionale. Lo dicono i dati del sovraffollamento, arrivato al 134%, ma con varie carceri che superano il 200%. Lo dice l'ultimo report di Antigone, uscito proprio in questi giorni, che mostra impietosamente la colpevole inerzia del governo e la tremenda inefficacia (se non dannosità) delle poche misure annunciate. Antigone mette infatti in fila tutti gli ultimi provvedimenti governativi (tra cui il recentissimo Decreto Sicurezza) che, attraverso la legislazione d'urgenza, hanno introdotto nuovi reati, criminalizzando da un lato il dissenso e dall'altro le persone ai margini. Insomma, usando il carcere come risposta ai sempre più acuti bisogni sociali. Parallelamente, il report mostra le inconsistenze delle misure messe in campo (o meglio: annunciate) dal governo per fronteggiare la situazione. I promessi investimenti del Decreto Carceri sull'edilizia carceraria (spot propagandistico ripetutamente usato dal centrodestra) non hanno ad ora alcuna reale implementazione, mentre le dichiarazioni riguardo il maggior utilizzo di misure alternative e di percorsi ad hoc per tossicodipendenti mostrano la loro inconsistenza davanti ai dati: le persone in misure alternative sono sempre di più (ad ora circa 100000), con incrementi enormi negli ultimi anni, ma sono ancora tante quelle che, pur avendone diritto, non riescono ad accedervi.
A riprova che non servono più posti nelle carceri o facilitazioni legislative all'accesso alle misure alternative, ma serie politiche sociali e di lotta alle disuguaglianze, politiche di accoglienza delle persone migranti e un vero ragionamento di depenalizzazione, a partire dal consumo di droghe (come sottolinea lo stesso report di Antigone). L'inutilità dell'attuale sistema carcerario si misura anche dalla recidiva: frequentissima tra chi non passa dalle misure alternative. E la sofferenza all'interno delle carceri sta raggiungendo livelli gravissimi: ad ora nel 2025 sono già avvenuti 25 suicidi, la maggior parte nelle prime ore di detenzione o nei giorni vicini alla liberazione, ma va tenuto di conto anche il gran numero di detenuti con problemi psichici diagnosticati, con tossicodipendenze o che assumono stabilmente antipsicotici o antidepressivi. In un contesto, quello estivo, di grande sofferenza per chi è ristretto: nessun modo di affrontare il caldo, la gran parte delle attività educative sospese e le possibilità di far sentire la propria voce minate alla base dal nuovissimo reato di rivolta (anche passiva) in carcere. Neanche la casa circondariale di Pisa sfugge a questo dramma: come hanno sottolineato ieri in una conferenza stampa la Garante di Pisa e la stessa direttrice del Don Bosco, al 30 giugno erano presenti 290 persone detenute (di cui 35 donne), di fronte a una capienza regolamentare di 195 posti. Hanno inoltre evidenziato come anche al Don Bosco l'istituzione carcere non riesca ad affrontare le problematiche psichiatriche e legate alle tossicodipendenze delle persone recluse, per le quali servirebbero percorsi all'esterno per poter sperare di avere qualche prospettiva futura. La città non è però inerte di fronte a questa situazione: il mondo del volontariato è forse l'unico vero sostegno al personale che con fatica lavora all'interno e alle persone detenute, nel loro percorso di reinserimento sociale. Di fronte a ciò, il Comune di Pisa è però spettatore passivo. Unico passo in avanti è stato il protocollo tra l'Ufficio Anagrafe e il carcere Don Bosco, che garantisce un accesso più strutturato ad alcuni servizi da parte delle persone detenute. Giace mai veramente attivato il Tavolo interistituzionale sulla situazione carceraria che era stato il punto di arrivo del percorso sviluppatosi su nostra iniziativa in Seconda Commissione".